mercoledì 16 luglio 2014

Chitarre particolari #65


Sangennarobar - Termini carnival (Naples)

Il Putipù




Il putipù è uno strumento musicale membranofono a frizione usato nella musica napoletana e, più in generale, nella musica popolare di gran parte del Sud Italia. Non si tratta di uno strumento a percussione, piuttosto di un tamburo a frizioneNomi alternativi sono: "Caccavella", "Spernacchiatore", "Puti-Puti", "Pignato", "Cute-Cute", "Cupello" (da non confondere con l'omonimo paese abruzzese), "Bufù" nel Basso Molise, "Pan-Bomba" (d'origine spagnola), "Cupa-Cupa" (specialmente in Puglia), "Cupi Cupi" in Basilicata (ad esempio a Lauria e nei paesi limitrofi). Lo strumento è composto da una membrana in pelle animale o in tela grossa, una canna (generalmente di bambù) e da una camera di risonanza (generalmente in legno o in latta). La canna che viene frizionata con un movimento verso il basso e la frizione produce il caratteristico suono dalla tonalità bassa.

StuPanda 

Filippo Facci


Allevi sta alla musica classica come Adriana Celentano sta alla filosofia teoretica.

StuPanda 

venerdì 4 luglio 2014

Chitarre particolari #65


Enter Kazoo Man: Metallica Enter Sandman performed on KAZOO by Mister T...

Il Kazoo




Il kazoo è uno strumento musicale che fa parte della categoria dei membranofoni. Il corpo dello strumento è a forma tubolare schiacciata, generalmente in metallo o in plastica, con un foro centrale chiuso da carta velina o altra membrana che vibra con la voce del suonatore. Il kazoo non emette suono col semplice fiato, ma necessita della vibrazione delle corde vocali, quindi è più esatto parlare di 'cantare' nel kazoo che di 'soffiare'. Simili strumenti furono utilizzati in Africa occidentale per secoli, allo scopo di imitare i versi di animali o per modificare la voce umana in cerimonie tribali. Nel XIX secolo un afroamericano di nome Alabama Vest, in Georgia (USA) si basò su uno di questi strumenti africani in legno per creare il primo kazoo moderno, che fu pubblicizzato in una fiera nel 1852. La versione in metallo fu prodotta successivamente a Eden nello stato di New YorkUn semplice kazoo può essere fatto utilizzando un pettine e della carta velina. I kazoo sono stati utilizzati inizialmente nel blues e poi nella musica dixieland, nel jazz e nelle colonne sonore (in particolare dei cartoni animati). Viene anche usato dai Queen nella canzone Seaside Rendezvous scritta e cantata da Freddie Mercury. Il kazoo è stato suonato anche da David Gilmour, chitarrista dei Pink Floyd, nel brano Corporal Clegg, inclusa nell'album A Saucerful of Secrets (1968) e da Roby Facchinetti, tastierista dei Pooh nel brano "Dove sono gli altri tre" durante il tour Ancora una notte insieme del 2009. È usato spesso anche nella musica tradizionale andalusa e in generale di tutto il sud della Spagna. In Italia i cantautori Paolo Conte ed Edoardo Bennato hanno fatto largo uso del kazoo nelle loro composizioni, mentre la cantante e compositrice Patrizia Laquidara lo usa spesso nei suoi concerti dal vivo. Intensamente tragico, e allo stesso tempo satirico, l'uso che Fabrizio De André fa di questo strumento La domenica delle salme, dall'album Le nuvoleNel 1993, Luciano Ligabue fa uso di questo strumento nella canzone Sopravvissuti e sopravviventi: temaÈ stato più volte utilizzato da Luca Carboni durante il tour Musiche ribelli. In ambito commerciale nell'estate del 1982 la casa discografica Baby Records pubblicò su singolo una simpatica canzoncina chiamata proprio Kazoo Kazoo a nome Joce & the Kazoo Band che ebbe anche un piccolo successo nelle classifiche di vendita. Il kazoo è utilizzato anche nella omonima canzone che il gruppo Latte e i Suoi Derivati ha realizzato ironizzando sul nome dello strumento e nello stile della canzone Il clarinetto di Renzo ArboreQuesto strumento è utilizzato anche nella canzone Reality and Fantasy di Raphael Gualazzi sia nell'introduzione, che nell'accompagnamento nella parte finale del brano. È stato anche usato da Roby Facchinetti nell'ultimo concerto dei Pooh con Stefano D'Orazio a Milano nella canzone Dove sono gli altri treViene citato ed usato abbondantemente dagli Elio e le storie tese nella canzone Evviva come simpatico gioco di parole e come strumento. Possiamo trovarlo anche in diversi brani di Massimo Ranieri.

StuPanda 

Gialal al-Din Rumi


Io voglio cantare come cantano gli uccelli senza preoccuparmi di chi ascolta o di cosa pensi.

StuPanda

martedì 1 luglio 2014

Chitarre particolare #64


Oltre la chitarra #122


Bodhran Solo by Josselin Fournel (DOOLIN') - sept. 2011.

Il Bodhràn




Il bodhrán (IPA [ˈbɔːrɑːn] o [ˈbaʊrɑːn]; al plurale bodhráns o bodhráin) è un tamburo a cornice Irlandese, usato soprattutto nel repertorio della musica popolare irlandese. Il bodhrán ha la forma di un cilindro sottile, dotato di un'intelaiatura circolare di legno dal diametro variabile tra i 10 e i 26 pollici (da 25,4 a 66 cm) - quelli più comunemente usati sono da 16 o 18 pollici. Il fianco del tamburo è profondo da 9 a 20 cm. Una pelle di capra, talvolta di asino (oggi spesso sostituita da pelli sintetiche o anche da pelle di canguro) viene tesa e fissata su un lato dell'intelaiatura. L'altro lato dell'intelaiatura è scoperto: il suonatore introduce una mano nell'apertura per sorreggere il tamburo e controllarne timbro e intonazione. Il bodhrán viene suonato percuotendolo con un piccolo mazzuolo di legno arrotondato ad entrambe le estremità, che il suonatore tiene tra pollice ed indice. Il timbro del bodhrán è grave e trova il suo massimo impiego nelle danze a tempo veloce, tipicamente i reel.A volte all'interno del bodhrán vengono fissate una o due barre incrociate che servono a sostenere lo strumento. Alcuni strumenti professionali hanno un sistema di intonazione meccanica simile a quelli usati nei tamburi della batteria. Il musicista e costruttore irlandese Seamus O'Kane ha brevettato un sistema di tensione tramite una sola vite. Tra le diverse possibili derivazioni del nome si hanno le seguenti:
  • bodhrán avrebbe avuto il significato letterale di vassoio di pelle
  • il nome potrebbe derivare dalla parola gaelica bodhor che significa dal suono morbido o sordo (in Nicholas Driver, "Bodhran & Bones Tutor", 1978, Suffolk, pubblicato dall'autore)
  • il nome potrebbe derivare dalla parola gaelica bodhar (sordo)

Il bodhrán è entrato nella strumentazione della musica irlandese in un periodo relativamente recente, soppiantando completamente il tamburello. Strumenti di struttura simile si ritrovano praticamente in tutte le culture. La forte somiglianza con alcuni tamburi in uso nell'esercito spagnolo ha suggerito l'ipotesi che l'introduzione del bodhrán possa essere avvenuto ad opera di irlandesi che avevano prestato servizio in tale esercito (cosa che accadeva abbastanza di frequente), o che avevano frequentato ex-coscritti incontrati a bordo di mercantili. Altri hanno suggerito che il bodhrán derivi dai vassoi di pelle usati anticamente per trasportare la torba. Uno strumento in tutto simile al bodhrán e chiamato "riddle drum", osservato da Peter Kennedy nelle contee Inglesi del Dorset e del Wiltshire, suggerisce una derivazione comune, anche se non è facile dire quale possa essere stato l'antecedente. Non si hanno riferimenti al bodhrán prima del XVII secolo; lo strumento in sé rimase praticamente sconosciuto fino agli anni 1950, quando il rinnovato interesse per la musica irlandese lo fece conoscere ad opera di artisti quali The Clancy Brothers. Negli anni 1960, gruppi come i Ceoltóirí Chualann e The Chieftains fecero conoscere notevoli specialisti di questo strumento. Negli anni 1970 il bodhrán era ormai ben conosciuto, anche ad opera di virtuosi come Robin Morton (di The Boys of the Lough), Peadar Mercier e Kevin Conneff (The Chieftains), Christy Moore (Planxty) e Johnny "Ringo" McDonagh (De Danann). Benché tradizionalmente associato all'Irlanda, il bodhrán ha trovato impiego nella musica popolare di altre regioni, e nella musica celtica in generale, soprattutto in Scozia, Cape Breton e Terranova. Nella musica popolare della Cornovaglia è in uso una versione di bodhrán chiamata crowdy crawn. Il bodhrán si suona da seduti con lo strumento poggiato su una coscia (di solito la sinistra). La mano è infilata all'interno dello strumento, e controlla la tensione della pelle (e quindi l'intonazione dello strumento) tramite la pressione delle dita o dell'intera mano. La tensione cambia comunque in relazione alla temperatura e all'umidità presente nell'aria che può tendere o rilassare la pelle, perciò un esperto suonatore di bodhrán si riconosce per la capacità di portare e mantenere lo strumento alle condizioni ottimali inumidendo, o asciugando, a seconda dei casi, la pelle stessa. La mano destra percuote lo strumento usando una bacchetta tornita e arrotondata alle estremità, chiamata "tipper", "beater", o "cipín", anticamente ottenuti da un osso di foggia appropriata, e oggi costruiti di legno duro; si usano anche bacchette a forma di spazzola. Esistono diversi stili, associati alle diverse regioni d'Irlanda: uno dei più popolari, quello di County Kerry usa entrambe le estremità del tipper; lo stile di County Limerick ne utilizza invece una sola estremità. John-Joe Kelly, dei Flook, è uno dei principali esponenti dello stile detto "top-end" che usa strumenti piccoli, con una pelle più sottile preparata allo stesso modo di quella di un Lambeg drum (il tamburo da parata irlandese). Gli strumenti usati in questo stile non hanno in genere le barre d'impugnatura, per permettere una migliore azione di modulazione a carico della e la percussione viene effettuata essenzialmente sulla parte superiore, con un'azione più melodica. Questo stile si adatta bene al suono di un gruppo come i Flook, noti per i loro arrangiamenti ed espressività, ma può contrastare troppo con l'atmosfera più libera dei set meno formali, a meno che il suonatore non sia un buon improvvisatore. L'uso del bodhrán in ambiti non tradizionali e nella world music in generale, ha poi portato strumentisti come Lorcan Mac Muiris, Glen Velez, John Bergamo a esplorare sullo strumento tecniche percussive derivate dalle tradizioni jazz, europee, africane e asiatiche.


Wolfgang Amadeus Mozart


Tre cose sono necessarie per un buon pianista: la testa, il cuore e le dita.

StuPanda 

lunedì 30 giugno 2014

Chitarre particolari #62


Oltre la chitarra #121 for ladies edition


Pizzica - Taranta - CONTE - RUSSO - ORGANETTO TAMBURELLO

Il Tamburello Basco



Il tamburello basco, chiamato anche semplicemente tamburello, è uno strumento musicale a percussione a suono indeterminato, appartenente alla categoria dei membranofoni; diffuso in tutto il Mediterraneo meridionale, in Italia si trova specialmente nelle regioni centro-meridionali. Lo strumento è costituito da una corona di legno sulla quale è tesa una membrana di pelle. Nel telaio sono presenti delle fessure in cui sono applicati dei cimbalini (sonaglietti), che ad ogni percussione arricchiscono il suono col loro tintinnare. Per questo motivo il tamburello è stato chiamato cembalo da Boccaccio.
Esiste in diverse varianti, che presentano ciascuna delle sottili differenze:
  • Tamburello a mano: è sprovvisto di cimbalini.
  • Tamburello con battente: come quello a mano, ma è suonato con una bacchetta apposita, chiamata battente.
  • Tammorra: come il tamburello basco (è munito di cimbalini), ma di maggiori dimensioni; è uno strumento della tradizione campana.
  • Tamburo del mare: anche questo di origine italiana, è provvisto di due membrane (una di pelle e una di plastica o entrambe di pelle), che isolano lo spazio interno alla corona, in cui sono posti dei pallini di piombo che producono il suono scorrendo sulla membrana.

Tipico della tradizione popolare, il tamburello ha origini antichissime: forse esisteva già nel secondo millennio a.C. ed era comune a tutte le civiltà antiche, dagli Ebrei agli Egizi, dai Sumeri agli Ittiti. Era uno strumento esclusivamente maschile, come testimoniano i dipinti anche dei grandi pittori medievali come Giotto. Si pensa infatti che la sua forma circolare con i sonagli attorno sia stata scelta per la sua somiglianza col Sole, simbolo di Astarte, dea della fertilità. Per questo i pittori spesso lo rappresentavano con la corona di legno rosso e delle fiamme dipinte sopra. Il tamburello può essere suonato "intuitivamente" semplicemente battendolo con la mano o scuotendolo per muovere i cimbalini, ma nel corso del tempo sono state sviluppate delle tecniche per ovviare a diversi inconvenienti derivati da un uso improprio.
In primo luogo limitarsi a battere o scuotere lo strumento alla lunga provoca un certo dolore, specialmente durante le feste, che a volte duravano un giorno intero. Per questo si è pensato di:
  • Variare le dita che percuotono la membrana di pelle (ad esempio dando un colpo col pollice ed uno con le dita opposte)
  • Far suonare i cimbalini frizionando un dito sulla pelle. Questo riesce meglio se prima si rende umido il dito con la saliva. Tracciando un '8' col dito si può così ottenere un suono continuo.
Per suonare le terzine si lascia invece che sia il tamburo a colpire il dito: il primo battito viene dato col dito medio, il secondo dal tamburello che, ricadendo, colpisce lo stesso dito e il terzo col pollice. Questa tecnica, unita all'allenamento, può raggiungere una notevole velocità.

StuPanda 

Giovanni Allevi


È meraviglioso come la musica abbia la possibilità di salvarci dall'irrigidimento, dalle convenzioni a cui tutti andiamo incontro e farci tornare uno stupore incantato nei confronti delle cose.

StuPanda 

venerdì 27 giugno 2014

Chitarre particolari #61


Oltre la chitarra #120


Wilson "Chembo" Corniel plays solo on congas and bata

Il Batà



Il batá è uno strumento musicale a percussione. Si pensa che il tamburo Batá sia stato introdotto più di 500 anni fa da un re di nome Yoruba Shango. I Batá si diffusero dopo il 1800 dagli schiavi africani deportati a Cuba. Lentamente il batá si diffuse nella cultura cubana e incominciò ad assumere significati più laici, nonostante il fatto che ancora oggi la cultura yoruba non è stata abbandonata. Nel 1935 la radio cubana ha contribuito alla diffusione di questo strumento, mandando in onda brani suonati con i batá ai fini di musica folkloristica. I tamburi batá sono stati introdotti in altri generi musicali, in particolare a Cuba, come Timba, Jazz e Hip Hop.

StuPanda 

Louis Armstrong


Non mi va di sentirmi il fuoco sotto i piedi. 
Se prendi la vita come viene, non solo stai meglio ma sei anche più felice.

StuPanda 

lunedì 23 giugno 2014

Chitarre particolari #60


Oltre la chitarra #119 for ladies edition


Basic lessons on how to play the Darabouka/Doumbek

La Darabouka




La darabouka (in arabo: دربوكة‎) è uno strumento musicale a percussione del gruppo dei membranofoni, utilizzato tradizionalmente in Nord Africa, Medio Oriente e Asia centrale. Si ritrova anche nella musica popolare dei paesi dell'Europa orientale che hanno subito l'influenza dell'Impero ottomano, nella musica zigana e in molti gruppi di world music come base ritmica importante. Lo strumento era costituito da un corpo globulare di terracotta sostenuto da un alto piede e aperto sul fondo, con una larga apertura chiusa da una pelle animale (di pesce o di capra). Oggi invece è costruita in alluminio, con membrana in fibre sintetiche per eliminare i problemi dell'accordatura. Da non confondere con il djembe, costruito in legno. Il nome deriva dalla radice araba derb, che significa "battere, picchiare" e ha numerose varianti nei diversi paesi: darbuka, darabuka, e ancora tarambuke e forme simili nei Balcani, τουμπερλέκι in Grecia, darabana in Romania, dumbelek in Turchia, tabla (che però ha un significato anche di tavolo) in Egitto e in Palestina, darbuka in Israele, in Tunisia e in Algeria tarija in Marocco tombak in Persia, Zirbaghali in Afghanistan e goblet drum in inglese. È uno strumento molto usato dalle popolazioni dell'Africa Del Nord. 

StuPanda 

Jim Morrison


Fredda musica elettrica, rovinami, lacerami la mente, col tuo cupo torpore.

StuPanda 

venerdì 20 giugno 2014

Chitarre particolari #59


Oltre la chitarra #118


Singkil Dabakan Focus

Il Dabakan




Il dabakan è un tamburo dalle Filippine. Il legno da cocco è usato per fare la cornice. La membrana del tamburo è coperta con la pelle di mucca o serpente. Il tamburo è usato per tenere il ritmo dell'insieme di kulintang. Un paio di bastoni di bambù o malacca colpisce la cima del tambour. Il dabakan è il solo strumento dell'insieme di kulintang che non è un gong.

StuPanda 

Freddie Mercury


Non voglio cambiare il mondo, lascio che le canzoni che scrivo esprimano le mie sensazioni e i miei sentimenti
Per me, la felicità è la cosa più importante e se sono felice il mio lavoro lo dimostra. 
Alla fine tutti gli errori e tutte le scuse sono da imputare solo a me. 
Mi piace pensare di essere stato solo me stesso e ora voglio soltanto avere la maggior quantità possibile di gioia e serenità, e immagazzinare quanta più vita riesco, per tutto il poco tempo che mi resta da vivere.

StuPanda 

giovedì 19 giugno 2014

Chitarre particolari #59


Oltre la chitarra #117 for ladies edition


Dramane Konaté djembe kan 1

Il Djembe




Il djembe (trascritto anche come djembèdjembédjambèdjambéjenbejembedjimbe e secondo altre varianti) è un tamburoa calice originario dell'Africa occidentale, in particolare della Guinea ConakryMaliBurkina FasoSenegal e Costa d'Avorio e oggi diffuso in tutto il mondo. Il djembe è composto da un calice in legno ricoperto di pelle di capra o più raramente di mucca e da un sistema di tiraggio della pelle stessa, formato da corde e da cerchi metallici. Viene suonato a mani piene e ha tre colpi principali, lo slap (suono acuto), il tone (suono medio) ed il base (suono basso). Si tratta di uno strumento che raramente viene utilizzato in solo: si suona piuttosto insieme ad altri tamburi e ad altri strumenti che, attraverso composizioni ritmiche, danno vita ad una poliritmia in cui intervengono degli "a solo" per ogni tamburo. La scrittura djembe, con il dj iniziale, è riflesso del fatto che furono i francesi a far conoscere lo strumento in Occidentedj è infatti una traslitterazione in francese della "g" dolce ("giambé"). Nel periodo postcoloniale diverse autorità africane hanno proposto nuove traslitterazioni ufficiali basate su standard internazionali di trascrizione fonetica, ma la scrittura alla francese rimane tuttora predominanteI djembe sono tamburi di grandi dimensioni, in genere intorno ai 30 cm di diametro e 60 cm di altezza (ma ci sono ampi margini di variabilità). Il corpo, cavo, ha una tipica forma a calice; la superficie interna dovrebbe essere liscia e levigata, cosa che contribuisce alla ricchezza del timbro dello strumento. La membrana, tradizionalmente, è in pelle di capra; più raramente in pelle di mucca. La pelle viene tesa attraverso due procedure distinte di tiraggio chiamate tiraggio verticale e tiraggio orizzontale. Il tiraggio verticale si effettua subito dopo il montaggio della pelle e consiste nel far raggiungere una buona tensione alle corde. Il tiraggio orizzontale consiste nell'intrecciare le corde precedentemente tirate utilizzando una terza corda che viene legata in direzione orizzontale al fusto. I djembe tradizionali sono costruiti a partire da un unico pezzo di legno. Si scelgono solo legni duri (soprattutto dimba, ma anche bois rouge, lenge, acagiù, iroko, hare, dugura) e teck; i djembe più economici, realizzati incollando insieme diversi pezzi di legno, sono da scartare per la mediocre qualità del suono; i djembe prodotti industrialmente con materiali sintetici (sia la cassa sonora che la pelle), possono apparire prodotti professionali e ben fatti (spesso costano molto) ma sono assolutamente diversi nel suono dai veri djembe. Il djembe si distingue fra i membranofoni per una gamma di toni particolarmente ampia, che ne consente l'uso come strumento solista oltre che ritmico. Sostanzialmente però, i colpi principali sono tre: lo slap, il tone ed il base. Questa varietà tonale dipende dalla particolare forma a calice, dai tipi di legno usati, dalla lavorazione interna della cassa armonica, e dal tipo di pelle utilizzata. Il djembe si suona con le mani e per riprodurre i toni fondamentali occorre una certa pratica; sono rilevanti sia la posizione in cui si colpisce la membrana quanto la "consistenza" del colpo. Il tone (colpo medio) si potrebbe descrivere come "concentrato" e si ottiene colpendo mantenendo il polso rigido; Lo slap è un colpo invece "diffuso" e si ottiene dando maggiore elasticità al polso e tenendo le dita leggermente aperte. Il passaggio dal colpo concentrato a quello diffuso corrisponde a un passaggio da toni più bassi a toni più alti; il terzo colpo fondamentale è il base (letto bass), ed è il colpo più basso e si produce colpendo il tamburo al centro della pelle. I suonatori principianti tendono a cambiare tono spostando le mani, mentre i professionisti privilegiano in genere le variazioni nel tocco. Tradizionalmente, il djembe viene suonato in ensemble con altre percussioni, come i dunun (tamburi bassi) e nella maggior parte dei casi ricopre il ruolo di strumento solista. Il djembe è uno strumento di comunicazione sociale e come tale ha un ruolo molto importante nell'accompagnare danze cerimoniali e rituali, come nei battesimi, nei matrimoni, nei riti di circoncisione e nei funerali, praticamente le tappe fondamentali della vita, ma anche durante le feste "mondane". Il suonatore di djembe viene chiamato djembefola (fola significa suonatore). Le origini dello strumento sono certamente molto antiche; una delle ipotesi più diffuse è che provenga dalla regione di Wosolo (oggi nel Mali), dove sarebbe stato inventato dall'etnia Bamana circa 3000 anni faÈ comunque sicuro che questo strumento sia nato nelle regioni tra la Guinea ed il MaliSi ritiene che il djembe si sia diffuso in Africa Occidentale intorno al primo millennio d.C., probabilmente ad opera dei Numu, una classe di fabbri delle etnie Mandinka e Susu. Nonostante la relazione dello strumento con una particolare classe, tuttavia, in Africa la pratica di suonare il djembe non viene considerata un privilegio ereditario (come avviene per altri strumenti, per esempio quelli tipici dei griot). Pare che anticamente i djembe fossero usati anche per trasmettere messaggi a distanza. Durante il colonialismo, i francesi diedero un contributo fondamentale allo studio e alla diffusione del djembe nel mondo occidentale. In Europa, il djembe iniziò a essere conosciuto a partire dagli anni quaranta, e divenne sempre più popolare nei decenni successivi. Molti Europei conobbero il djembe attraverso gli spettacoli de Les Ballets Africains di Papa Ladji Camara e Fodeba Keita. Verso la fine del XX secolo il djembe divenne uno degli strumenti "etnici" più popolari in Occidente. Questo crescente interesse internazionale per lo strumento fece sì che iniziassero a circolare esemplari prodotti in serie; i primi furono quelli realizzati dai mobilifici del Ghana e pensati per la vendita ai turisti. Per fortuna però i maestri artigiani Guineani, Maliani, Ivoriani, Senegalesi e Burkinabè hanno continuato a costruire i veri djembe lottando contro il sempre più asfissiante sistema moderno di commercializzazione.

StuPanda 
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