lunedì 13 gennaio 2014

Il Mandolino


Il mandolino è uno strumento musicale. Appartiene al genere dei cordofoni e tuttora trova largo impiego in Italia come nel resto del mondo. Oltre al mandolino "classico" (o napoletano) , caratterizzato da quattro corde doppie accordate all'unisono, ne esistono altri tipi denominati nell'Ottocento e Novecento dal luogo d'origine dei relativi prototipi, per esempio: cremonese, milanese, toscano. L'origine del mandolino risale alla prima metà del XVII secolo: soltanto a circa la metà del Settecento risale invece l'inizio della produzione di mandolini napoletani da parte della celebre "Casa Vinaccia" di Napoli. Questi mandolini sono quasi tutti ricchi di intarsi e filettature d'avorio e madreperla lungo il manico e si deve proprio ai Vinaccia l'applicazione delle corde di acciaio in sostituzione di quelle in ottone, nel primo Ottocento. Il repertorio di musiche per mandolino è pressoché illimitato, potendosi adattare a questo strumento vari tipi di musica. È inoltre possibile utilizzare il repertorio violinistico, dal momento che il mandolino ha la stessa accordatura del violino. Pur essendo uno strumento popolare, è stato impiegato anche nella musica cosiddetta colta e, talvolta, anche nell'opera lirica. Lo stesso Antonio Vivaldi compose un concerto per mandolino (Concerto in Do maggiore Op.3 n.6) e due concerti per due mandolini ed orchestra. Mozart lo inserì nel suo Don Giovanni e Beethoven gli dedicò quattro sonatine. Tra i più importanti mandolinisti del Novecento si ricordano Raffaele Calace (compositore, esecutore e liutaio) e Giuseppe Anedda, virtuoso concertista e docente della prima cattedra di conservatorio italiana di mandolino (Padova, 1975). Oggigiorno tra i rappresentanti italiani di spicco nella musica classica e classico-contemporanea si possono annoverare Ugo Orlandi, Carlo Aonzo, Dorina Frati, Mauro Squillante, Duilio Galfetti. In pentagramma, la chiave di lettura usata per suonare il mandolino è la chiave di sol. Lo strumento è costituito da una cassa armonica e da un manico. Lungo circa 40 centimetri, si raccorda alla cassa più o meno in profondità a seconda dei modelli. Il suo profilo posteriore può essere più o meno arrotondato a seconda dei modelli; nei mandolini classici ha in genere una marcata sagoma a 'V', mentre nella maggior parte degli strumenti di disegno contemporaneo il profilo del dorso è più simile ad una 'U'. In quasi tutti i mandolini moderni il manico è munito al suo interno di tendimanico, un tirante metallico regolabile con un dado a brugola il quale, oltre ad irrobustire il manico, permette di controllarne la curvatura in senso longitudinale per compensarne la tendenza ad imbarcarsi sotto la tensione delle corde. Sulla parte superiore è riportata la tastiera, una striscia di legno duro suddivisa in porzioni corrispondenti ciascuna ad un semitono, sovente adornata con intarsi segnaposizione in genere replicati a lato del manico. All'inizio della tastiera il capotasto, una sbarretta d'osso precisamente sagomata e scanalata, determina spaziatura ed altezza sulla tastiera delle quattro coppie di corde. I tasti, contro i quali si premono le corde per ottenere le note volute, sono ricavati da segmenti di profilato metallico a T incastonati in apposite fessure intagliate nella tastiera con strettissima tolleranza. Anticamente d'ottone crudo sagomato a mano (facilmente lavorabile ma soggetto a rapida usura a contatto con le corde), oggi il metallo che costituisce i tasti è alpacca al 18% di nickel. Più di recente alcuni costruttori hanno adottato per i propri strumenti tasti d'acciaio inox. Il numero di tasti varia dai 17 dei modelli economici da studio ai 29 dei mandolini da concerto a tastiera prolungata; molti strumenti di concezione moderna, grazie all'innesto che lascia fuori dal corpo una porzione più lunga di manico, offrono una migliore accessibilità al registro acuto. All'altro capo del manico la parte allargata denominata paletta alloggia le cosiddette meccaniche. L'accordatura avviene mediante una vite senza fine, munita di manopola a farfalla, che va ad impanare in una corona dentata solidale con il perno cui è fissata la corda. Il diapason dello strumento, ossia la lunghezza effettiva della corda vibrante (dal capotasto al ponticello) si aggira attorno ai 33 centimetri per il mandolino classico mentre in parecchi strumenti di concezione moderna arriva a sfiorare i 35. La struttura della cassa di risonanza del mandolino è l'elemento che ne permette l'identificazione e che ne stabilisce la collocazione in seno alla famiglia dei 'plettri'. L'evoluzione organologica degli strumenti a plettro per certi versi è accomunabile a quella degli strumenti ad arco; tuttavia, a differenza del violino, il mandolino non si è cristallizzato in un unico modello poiché all'architettura del cosiddetto mandolino napoletano si sono andate affiancando numerose varianti stilistiche e strutturali tese ad incrementare il volume sonoro, ottimizzare la resa timbrica ed accrescere la versatilità d'impiego. I risultati di queste sperimentazioni, accomunate da stili costruttivi che si discostano decisamente dalla morfologia di base, nel corso del tempo sono stati assai lusinghieri al punto che attualmente, accanto al mandolino classico tradizionalmente conosciuto come mandolino napoletano si sono affermate nell'uso comune altre tipologie costruttive la cui evoluzione in termini di sagome, spessori e proporzioni rispecchia le componenti acustiche risultanti. Come in tutti gli strumenti a corda, la cassa armonica del mandolino è provvista di una buca (foro di risonanza) da cui il suono amplificato dalla cassa si propaga all'esterno. Forma e posizione della buca, che si apre nella parte superiore della tavola al termine della tastiera ed è quasi sempre circondata da filetti decorativi, cambiano di poco nella maggior parte dei mandolini di tipo tradizionale in cui la buca può essere indifferentemente tonda o ovale. Fanno eccezione diverse versioni del mandolino "stile A" (a pera) e "stile F" (Florentine, dalla caratteristica sagoma riccioluta) sviluppati negli U.S.A. nei primi anni del Novecento ad opera di Orville Gibson e Lloyd Loar. La loro architettura è omologa al violino ed alla chitarra semiacustica (la cosiddetta «chitarra jazz»): entrambi a cassa piatta con fasce molto basse, tavola e fondo arcuati scavati dal pieno e due catene longitudinali. In essi le buche sono due, a forma di 'f' e si aprono ai lati della cassa. Più o meno al centro della tavola è posizionato il ponticello, una sottile struttura di legno oblunga di profilo piramidale tramite la quale le vibrazioni delle corde in tensione, posizionate da lievi scanalature che ne determinano spaziatura, altezza e diapason, premono su di esso trasmettendo le vibrazioni alla tavola armonica che ha il compito di amplificarle. Essenziale per il suono è la base del ponticello, che dev'essere sagomata per combaciare perfettamente con la tavola al fine di offrire la massima superficie di contatto. Spesso la sommità dei ponticelli fatti di legni leggeri è rivestita in osso o in ebano col duplice scopo di aumentare la brillantezza del suono e resistere meglio all'usura provocata dalle corde. La cordiera, fissata all'estremità inferiore della tavola armonica, è una piastrina munita di ganci ai quali vengono fissate le corde che dall'altro capo sono allacciate ai perni delle meccaniche. In diversi strumenti è dotata di un coperchio, incernierato o rimovibile, a volte riccamente cesellato. In altri un poggiabraccio di legno intagliato si estende a mo' di ponte sospeso da un'estremità all'altra della cordiera per proteggere l'avambraccio del suonatore dal contatto con ganci e terminali delle corde. Il mandolino classico o napoletano, che ha raggiunto la perfezione con gli strumenti realizzati da Embergher, Vinaccia e Calace, è caratterizzato da un corpo panciuto a forma di goccia, realizzato a doghe che si congiungono al vertice in corrispondenza dell'incastro con il manico (come il liuto ed il bouzouki greco) mentre la parte posteriore della cassa è irrobustita dallo scudo, una fascia lignea che circonda la tavola armonica per buona parte del perimetro. La tavola armonica presenta la caratteristica forma a lacrima; in genere dotata di tre catene perpendicolari alla linea di mezzeria (ladder bracing), è piegata all'altezza del ponticello o subito sotto di esso, tecnica che consente allo strumento di supportare l'elevata tensione delle corde metalliche. Il mandolino classico possiede un timbro delicato, molto espressivo e 'cantabile', con una componente di riverbero che fluidifica e omogeneizza l'effetto del tremolo. La sonorità è dolce ed argentina. A confronto con quella di strumenti dal design più moderno si rivela intubata e gutturale, in particolare se le corde vengono pizzicate lontano dal ponticello, mentre la definizione è sempre eccellente su tutta l'estensione; i sovracuti risultano brillanti e nitidi arrivando ad essere decisamente pungenti se suonati in prossimità del ponte. La proiezione non è il suo punto forte mentre la dinamica è ottima, a patto di non costringerlo a 'spremere' più suono di quanto esso sia capace. Il rapporto segnale/rumore sulle corde basse varia sensibilmente in funzione della forza e dell'angolo d'impatto del plettro, in particolare migliora man mano che l'esecutore si sposta verso la tastiera, mentre su quelle alte resta praticamente costante. Il mandolino classico rimane uno strumento dalla voce 'piccola' ma estremamente espressiva, capace di diventare languida e perfino sdolcinata, e dà il meglio di sé con un plettro rigido ma non troppo spesso di forma allungata. Nel mandolino brianzolo, di disegno pressoché identico al precedente, lo scudo ha proporzioni maggiori andando a costituire, come nella chitarra, delle vere e proprie fasce cioè le pareti della cassa. Il fondo è piatto anziché bombato, cambia pertanto il disegno dell'innesto corpo-manico che non è più di testa ma a coda di rondine, risultando più robusto. La volumetria interna è pari a quella del mandolino classico o solo lievemente inferiore mentre forma ed architettura della tavola armonica sono analoghe, salvo eccezioni in cui la tavola non è piegata ma piatta o leggermente arcuata. Il timbro ricorda quello del mandolino napoletano ma è meno gutturale e più asciutto, favorisce la definizione delle frequenze medie aumentando la portata del suono e riducendo la tendenza della quarta corda a risuonare simpateticamente in presenza di vibrazioni estranee. Questo modello, tipico del nord Italia, prende il nome dalla porzione di territorio lombardo che maggiormente ha visto la sua diffusione e costituisce una forma di transizione verso lo sviluppo del mandolino contemporaneo, che raggiungerà la perfezione negli Usa durante i primi anni del Novecento. Il timbro del mandolino brianzolo conserva una componente melliflua ma lo strumento, pur non potendo competere a livello di dinamica con quelli progettati nell'ultimo secolo, dispone di una migliore capacità di proiezione specie sulle basse frequenze e in genere sopporta meglio un uso più aggressivo. Il mandolino portoghese si discosta maggiormente dal disegno tradizionale in quanto la forma della cassa, decisamente più larga dei modelli appena descritti, assume una sagoma piriforme. La tavola, in cima alla quale si apre una buca tonda o ovale ma sempre di piccolo diametro, è di conseguenza assai ampia. Negli strumenti più pregiati presenta una leggera arcatura mentre in quelli economici è piatta. In comune con i modelli nostrani lo strumento ha catene parallele, disposte perpendicolarmente alla linea di mezzeria. Le fasce sono molto alte e si rastremano in corrispondenza del giunto corpo/manico, il quale è invariabilmente realizzato con un incastro a coda di rondine e coperto dal prolungamento (cappetta) del fondo. Il fondo è curvo, assumendo così un profilo blandamente emisferico. Non è fatto a doghe bensì a spicchi, costruzione riservata agli strumenti di pregio in cui gli spicchi sono separati da filetti colorati, mentre quelli più modesti possono avere il fondo in un pezzo unico leggermente arcuato o addirittura piatto. Analogamente agli strumenti contemporanei, il manico si congiunge alla cassa in posizione più arretrata rispetto al mandolino classico ed ha in genere un profilo dorsale sottile, favorendo così l'accesso alle posizioni più acute. La tastiera può essere piatta o presentare un profilo convesso. Ponticello e cordiera sono assimilabili ai modelli nostrani. Rispetto ai due tipi già descritti, grazie alla profondità della cassa il timbro è decisamente più profondo e risonante. In genere non ne possiede la medesima dolcezza, qui compensata da una maggior capacità di proiezione, dal lungo sustain e da un invidiabile equilibrio tonale. Sempre a causa delle proporzioni relative tra l'ampia volumetria interna e le ridotte dimensioni della buca, gli acuti non sono particolarmente brillanti e lo strumento, più che ai cantabili disseminati di trilli, si rivela adatto a fraseggi ad ampio respiro che richiedono molta dinamica nonché ai passaggi riccamente arpeggiati con accordi estesi in cui la forte sollecitazione impartita alle corde si traduce in una maggior risonanza più che in un incremento di suono. Il mandolino monta corde d'acciaio armonico, un metallo estremamente elastico onde poter ricevere e ritrasmettere efficacemente alla cassa le sollecitazioni impartite dal plettro. Le prime due corde (Mi e La) sono in acciaio nudo - in genere stagnato, argentato o dorato - mentre la terza e la quarta (Re e Sol) sono avvolte, ossia ottenute sovrapponendo strettamente al nucleo d'acciaio una sottilissima spirale di filo metallico che consente di incrementarne di poco lo spessore conservando un elevato grado di capacità vibratile. Quando l'avvolgimento costituisce lo strato più esterno, la corda, denominata round wound, produce un suono brillante e carico di armoniche mentre quando questo è a sua volta rivestito da un secondo strato metallico nastriforme la corda prende la definizione di flat wound ed emette un suono meno argentino ma con la fondamentale in evidenza, a tutto vantaggio della definizione e della pulizia di suono. Il tipico rumore da sfregamento a contatto con i polpastrelli di cui sono affette le corde ad avvolgimento tondo è praticamente assente in quelle dalla superficie piatta, che per contro hanno una risposta un po' più ottusa. Per l'avvolgimento si utilizzano filo di rame argentato, ottone, bronzo, bronzo fosforoso, acciaio al carbonio, nickel o nickel/cromo; ciascun metallo apporta differenti caratteristiche fisiche che si rispecchiano in diverse sfumature timbriche. I progressi apportati dalla tecnologia, uniti ai gusti individuali dei musicisti ed alle caratteristiche fisiche dei vari tipi di corda hanno portato al sedimentarsi di abbinamenti tipici tra strumenti e relative corde. La scelta del materiale e del calibro è legata alla tipologia progettuale oltre che al gusto individuale, pertanto varia a seconda del tipo di strumento; in genere i mandolini di tipo tradizionale a tavola piatta, lievemente arcuata o piegata, dalla sonorità tendenzialmente delicata e le cui formanti si collocano nella regione acuta dello spettro sonoro, sono caratterizzati da una struttura più leggera e sfruttano al meglio corde di piccolo calibro con i bassi avvolti in rame argentato (morbide al tatto, suono relativamente dolce ma rapidissima usura e oggi pressoché in disuso), nickel (suono deciso e bilanciato, buona durata) o acciaio al carbonio (suono forte e brillante, grande volume e ottima durata); la struttura dei mandolini con tavola e fondo scavati dal massello è più robusta e la sonorità è in genere percussiva, stentorea ed estroversa, marcata da un transitorio d'attacco più netto, ampia dinamica, enfasi sulle basse frequenze e superiore durata del suono. Questi strumenti sfruttano al meglio corde di grosso calibro con i bassi avvolti in varie leghe di ottone o bronzo (timbro brillante e pastoso, media durata) o bronzo fosforoso (suono aperto e lunga durata, necessita di un periodo di rodaggio per ridurne l'asprezza iniziale). Di recente sono state messe in commercio mute in cui le corde avvolte presentano un ulteriore microscopico rivestimento a calza in materiale sintetico allo scopo di rallentarne l'usura e favorire la scorrevolezza. I mandolini elettrificati con pickups magnetici devono montare corde avvolte in materiale ferromagnetico (acciaio, nickel) evitando quelle bronzate, pena una netta perdita di volume e di corposità su terza e quarta corda. Questa è la gamma - puramente indicativa - dei possibili calibri per corde da mandolino, dalla più sottile alla più spessa, come da tradizione indicati in centesimi di pollice:
  • MI .009 - .0115
  • LA .014 - .016
  • RE .022 - .026
  • SOL .032 - .041

Il plettro è una laminetta di forma vagamente triangolare o sagomata a goccia con cui, analogamente all'arco per il violino ed alle unghie del chitarrista, si pongono in vibrazione le corde del mandolino. L'impugnatura corretta si ottiene piegando l'indice della mano destra verso il palmo ed appoggiandovi il plettro sul fianco delle ultime due falangi, disposte ad angolo tra di loro. il plettro verrà quindi fermato morbidamente dal polpastrello del pollice, che vi si appoggia di piatto. Per affrontare la tecnica dello strumento, pur se saldamente tenuto, il plettro deve poter oscillare nella presa. Il plettro è un accessorio fondamentale: ferma restando l'acquisizione di una buona tecnica a livello di precisione, agilità, forza e scioltezza di polso, la scelta di forma, materiale e spessore determina in buona parte la sonorità del mandolino. In particolare essa si esprime in funzione della tipologia di strumento e quindi dalla sonorità ricercata; in linea di massima sul mandolino classico si usano plettri tendenzialmente sottili ed appuntiti, dall'azione scattante; all'estremità opposta della gamma timbrica il plettro adatto a sfruttare a piena potenza le doti del mandolino contemporaneo a cassa scolpita sarà massiccio, di forma smussata ed alquanto rigido. Anticamente i plettri erano ricavati dal carapace di tartaruga, ma erano fatti anche di osso, di corno o con legni duri e flessibili, come il salice o il legno di bambù. Quelli che attualmente si trovano comunemente in commercio sono fatti di celluloide (a buon mercato ma facilmente usurabile nonché infiammabile) e da diversi altri materiali sintetici d'avanguardia. La flessibilità è determinata dalla miscela cellulosa usata per fare questo oggetto.

StuPanda

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