sabato 22 febbraio 2014

Il Piffero



Con piffero si può indicare uno di due tipi di strumenti musicali a fiato.
  • Più comunemente si indica con piffero un aerofono ad ancia doppia a cameratura conica, della famiglia degli oboi. Deriva dall'antica ciaramella medioevale della famiglia delle bombarde, progenitrici dell'oboe moderno.
  • In alternativa, il nome può anche essere riferito al fiffaro, un tipo di ottavino utilizzato prevalentemente nelle bande militari.
Il piffero è lo strumento principe per le musiche delle Quattro province, l'area culturalmente omogenea formata dalle valli montane delle province di Pavia,Alessandria, Genova e Piacenza.

Il musotto, l'ancia di questo strumento, realizzata in canna, è collocata in una "piruette" (bocchino chiamato musotto), particolarità, unica in Italia, che ha in comune con gli oboe orientali e antichi. Questa struttura permette di eseguire il fraseggio tipico detto "masticato" del repertorio 4 province.L'intonazione è in sol.
Lo strumento è costituito da tre parti:
  • La canna conica che ha 8 fori (l'ottavo foro posteriore si usa col pollice mano sinistra).
  • Un padiglione svasato chiamato "campana" dove riposa, durante l'esecuzione, una penna di coda di gallo, che serve per pulire l'ancia.
  • Completano lo strumento le vere, anelli di rinforzo e abbellimento in ottone.
Anticamente veniva accompagnato dalla cornamusa appenninica detta müsa e ai nostri giorni più frequentemente dalla fisarmonica. La coppia piffero e fisarmonica accompagna ancora oggi tutte le danze di questa zona. Il più rinomato costruttore di pifferi fu Nicolò Bacigalupo, detto u Grixiu (Cicagna, 1863 - 1937) attivo a Cicagna (val Fontanabuona GE) dal 1900, dopo il suo ritorno dal Perù, fino alla sua morte. Ciò che rimane della bottega del Grixiu (strumenti musicali semilavorati e attrezzi tra cui il tornio a pedale) è conservato nel Museo etnografico Ettore Guatelli di Ozzano Taro (PR). Oggi i pifferi continuano ad essere costruiti da Ettore Losini, detto Bani, di Degara di Bobbio (PC) e da Stefano Mantovani della provincia di Pavia. Il repertorio musicale è corposo, antico, trasmesso attraverso i secoli (ilfifaro è citato in uno scritto del Pessagno su fatti della val Fontanabuona del 1578) comprende oltre le melodie da ballo, brani che scandivano i momenti della vita contadina: questue come il carlin di maggio, la galina grisa o la santa croce; il carnevale con la povera donna; la partenza per leva con leva levon; il matrimonio con la sposina (brano per accompagnare la sposa dalla sua casa alla chiesa) e altri brani "da strada" come la sestrina per accompagnare i cortei nelle varie occasioni. I pifferai più famosi del passato furono Draghino, Ernesto Sala di Cegni, Jacmon, Giuanen e Fiur in val Trebbia. La coppia piffero-fisarmonica porta il nome, o più spesso il soprannome dei suoi componenti, alcune di quelle attive oggi sono:
  • Bani (Ettore Losini) e Tilion (Attilio Rocca)
  • Stefanino (Faravelli) e Franco (Guglielmetti)
  • Marco (Domenichetti) e Cisdra (Cesare Campanini)
  • Roberto Ferrari e Claudio Rolandi
  • Stefano (Valla) e Daniele (Scurati)
  • Massimo (Perelli) e Gianpaolo (Tambussi)
  • Fabio (Paveto) e Buscaien (Stefano Buscaglia)
I gruppi di folk revival che usano il piffero nei loro concerti: Baraban, la Ciapa Rusa, i Tendachënt, i Tre Martelli, i Musicanti del piccolo borgo, gli Enerbia, i Müsetta, i Suonatori di Menconico, la Quinta Rua, gli Epinfrai, i Calagiùbella (Casalcermelli – AL), L'Ariondassa.

StuPanda 

Nessun commento:

Posta un commento