Musica, musica musica e ancora musica, niente di meglio di quelle sette note che messe insieme fanno da colonna sonora alla nostra vita.
venerdì 28 febbraio 2014
La Chiarina
La chiarina (chiamata anche clarina, clarino, chiarino) è una tromba naturale di concezione molto semplice, in uso fin dall'epoca romana, ma, in particolar modo, così come oggi si presenta, dal XVII e XVIII secolo. Lo strumento ha un corpo piuttosto lungo e presenta un tipico suono acuto, limpido e chiaro che gli è valso il nome. Probabilmente la chiarina naturale (senza pistoni) permetteva in origine di intonare molte più note di quelle che uno strumento moderno potrebbe emettere "a vuoto", ma, con il perfezionamento delle tecniche di costruzione degli ottoni, si usa come riferimento quello della cornetta in SIb, con l'eventuale aggiunta di uno o più pistoni. In particolare la chiarina ad un pistone è stata ideata appositamente per l'esecuzione della marcia trionfale dell'Aida di Giuseppe Verdi ed ha, anche dal punto di vista scenografico, il vantaggio di contenere l'unico pistone all'interno della mano. A Firenze, il gonfalone della città è accompagnato in tutte le cerimonie da un drappello di mazzieri e dalle chiarine che eseguono l'inno in costume rinascimentale.Oggi, proprio per salvaguardare tale aspetto originale della chiarina e per venire incontro alle richieste dei gruppi storici delle federazioni italianesbandieratori (F.I.SB. e L.I.S.) esistono molteplici tipologie di "chiarine" in tutte le tonalità, arrivando a sfiorare le ottave del trombone o del trombino alto. In effetti, le occasioni in cui si possono vedere sono perlopiù di tipo rievocativo ed in costumi d'epoca. Tra le più famose ricordiamo in Piemonte il Palio di Asti, in Toscana il Palio di Siena, il calcio storico a Firenze, il Corteo Storico di Orvieto, la Giostra Cavalleresca di Sulmona, la Giostra del Saracino di Arezzo, il Palio della Balestra di Sansepolcro e la Giostra dell'orso di Pistoia, inoltre Torneo degli Alfieri Bandieranti di Faenza, il Torneo cavalleresco della Quintana ad Ascoli Piceno, il Palio di Ferrara la disfida di Cava dei Tirreni, il Palio dei Micci a Querceta, la Caccia al cinghiale a Mondavio e il Palio dei Castelli San Severino Marche, nonché la Contesa del Secchio a Sant'Elpidio a Mare in provincia di Fermo, sempre nelle Marche. Ad Assisi, durante le cerimonie civili e religiose, le chiarine accompagnano il gonfalone del Comune, suonando "il Coprifoco", l'antico inno comunale della città, e durante la festa di Calendimaggio, sono a fianco del "Maestro de Campo". A Sansepolcro, in occasione del Palio della Balestra - che si tiene annualmente ogni seconda domenica di settembre nella principale Piazza Torre di Berta - il Gruppo Musici della Società Balestrieri di Sansepolcro (compagine costituita da tamburi e chiarine) esegue un particolare arrangiamento della Marcia Trionfale dell'Aida, proprio in omaggio al recupero dello strumento musicale operato da Giuseppe Verdi per la prima esecuzione dell'opera nel 1870. Persino a Mondavio, una delle città rinascimentali per eccellenza, si può sentire lo squillo delle chiarine (e di tamburini) accompagnato da un'ottima coreografia di movimenti e spettacoli pirotecnici.
StuPanda
Tiziano Terzani
La musica sembra ormai fatta per arrivare alle orecchie, non all’anima; la pittura è spesso un’offesa agli occhi; la letteratura, anche lei, è sempre più dominata dalle leggi del “mercato”.
E chi legge più poesia? Il suo valore esaltante è stato dimenticato! Eppure una poesia può accendere nel petto un calore, forte come quello dell’amore.
Una poesia, meglio di tutti i whiskies, meglio del Valium e del Prozac, potrebbe “tirare su”, sollevare l’animo, perché alza il punto di vista da cui guardare il mondo.
Quando ci si sente soli ci sarebbe da trovare più compagnia nel leggere dei bei versi che nell’accendere la televisione!
StuPanda
giovedì 27 febbraio 2014
La Zampogna
StuPanda
mercoledì 26 febbraio 2014
Il Cervellato
Il cervellato è uno strumento musicale aerofono rinascimentale ad ancia doppia. Più conosciuto con il nome racket (o rackett, o rancket), termine usato in inglese e in tedesco, questo strumento ha avuto larga diffusione soprattutto nell'Europa centrale. Etimologicamente, come attestato nell'opera L'Harmonie universelle (1636) di Marin Mersenne, cervellato deriva dal francese cervelas, termine a sua volta ripreso dall'italiano per indicare un tipo di salsiccia già diffusa nel XVI secolo (in tedesco è attestato anche il nome Wurstfagott, "fagotto a salsiccia"). Esiste anche un particolare registro d'organo nato per imitarne il suono. L'inventore del cervellato è sconosciuto. Tuttavia, la prima menzione storica di questo strumento si trova in alcune fonti tedesche, come gli inventari di Württemberg del 1576 (chiamato raggett) e l'inventario di Graz del 1590 (elencato come rogetten). Alcuni dipinti della banda municipale di Monaco di Baviera ed un armadio scolpito di Christof Angermair ritraggono un cervellato insieme ad altri strumenti musicali dell'epoca. Esistono diverse taglie di cervellato, da quella di soprano fino a quella di basso, che suonano un'ottava sotto rispetto alla voce umana corrispondente (in linguaggio organologico: suonano nel registro di 16'). Il corpo dello strumento è costituito da un cilindro in legno massiccio in cui sono praticati, verticalmente, nove fori cilindrici paralleli (uno centrale e gli altri disposti a corona). Questi fori sono collegati fra loro alternativamente in alto e in basso, in modo da formare un unico tubo ripiegato nove volte (lo schema è analogo a quello del fagotto, in cui però i tubi paralleli che costituiscono il canneggio sono solo due). In tal modo lo strumento risulta di dimensioni assai contenute, nonostante la non piccola estensione. A causa della forma particolare del canneggio, la disposizione dei fori di diteggiatura risulta piuttosto inusuale: le mani dell'esecutore sono poste sullo strumento alla stessa altezza. Il cervellato tardo-rinascimentale è descritto nel trattato Syntagma musicum di Michael Praetorius; di questo sono sopravvissuti solo tre esemplari, due conservati a Vienna e uno a Lipsia. L'ancia è innestata sul corpo dello strumento in corrispondenza del foro centrale ed è inserita in un'elaborata pirouette che permette all'esecutore di controllarla con le labbra (mentre negli strumenti ad ancia più antichi, come le bombarde, in cui la pirouette è un semplice disco di legno su cui l'esecutore appoggia le labbra, queste non entrano a contatto con l'ancia). Il canneggio termina con una mera serie di tre o quattro fori laterali. Il cervellato barocco, progettato dal noto costruttore di Norimberga Johann Christoph Denner (1655–1707), ha caratteristiche costruttive diverse. Il canneggio è realizzato unendo fra loro dieci fori paralleli di diametro crescente (che creano quindi un canneggio dalla forma approssimativamente conica). L'ancia è posta su una ritorta di ottone connessa ad uno dei fori laterali; il foro centrale è invece quello terminale del canneggio, e si prolunga in una sorta di trombino posto superiormente allo strumento. Per quanto riguarda i fori di diteggiatura, i quattro corrispondenti agli indici ed ai mignoli portano altrettante estensioni tubolari in ottone connesse a uno dei fori laterali, che permettono all'esecutore di tapparli con le falangi medie anziché con quelle distali. Come in tutti gli strumenti con canneggio stretto e tubo ripiegato, anche all'interno del cervellato si forma, per via dell'umidità del fiato, una condensa che costituisce un problema per il suono: le gocce d'acqua, infatti, interferiscono con la vibrazione dell'aria e possono facilmente giungere a ostruire del tutto il canneggio. Per questa ragione nel cervellato barocco fu introdotta la ritorta in ottone: l'umidità del fiato si condensa prevalentemente nella spira della ritorta, che può essere facilmente smontata e liberata dall'acqua durante le pause. Il cervellato barocco è uno strumento molto versatile con una vasta gamma di note e di toni. Con una buona ancia, infatti, ha una gamma cromatica simile a quella del fagotto barocco, e, grazie alla sua versatilità, può eseguire qualsiasi repertorio basso, sia pure con una limitata intensità sonora. Michael Praetorius afferma che: «Nel suono, i cervellati sono abbastanza sommessi, quasi come soffiare attraverso un pettine. Non hanno alcuna grazia particolare quando suonano in tanti. Tuttavia, quando le viole da gamba suonano con loro, o quando suona un singolo cervellato con altri strumenti a fiato, o a corda, o con un clavicembalo, ed è in mano ad un buon musicista, è davvero uno strumento bellissimo. Particolarmente piacevoli le sue taglie più gravi».
StuPanda
Niels Henrik Abel
La musica rispecchia e accompagna le nostre emozioni e i nostri stati d'animo.
E' una interpretazione del tutto personale di un insieme di note e pause.
StuPanda
martedì 25 febbraio 2014
Il Sarrusofono
Il sarrusofono è uno strumento musicale ideato da Pierre Auguste Sarrus e costruito da Pierre-Louis Gautrot nel 1856 per competere con il sassofono in sostituzione del fagotto nelle bande musicali. Era così simile al sassofono che Adolphe Sax intentò diverse cause legali contro Pierre-Louis Gautrot. Costruito in metallo, assomiglia nella forma ad un oficleide (un primordiale basso tuba) ed è suonato con una doppia ancia. La sua diteggiatura è simile a quella del sassofono ed è prodotta in tonalità dal sopranino al contrabbasso. Il sarrusofono entra raramente nella musica classica. Il primo uso documentato del sarrusofono in una orchestra fu l'esecuzione di Le nozze di Prometeo di Camille Saint-Saëns all'Esposizione Universale di Parigi nel 1867 come sostituto d'emergenza di un controfagotto che era divenuto inutilizzabile all'ultimo momento. Agli inizi del XX secolo il sarrusofono contrabbasso in Mi fu in voga come sostituto del più fragile controfagotto. Per esempio fu usato da Maurice Ravel per L'heure espagnole (1907) e da Arrigo Boito per Nerone (1924). Un esempio decisamente inusuale del sarrusofono nel jazz si ha nell'incisione del 1924 di Clarence Williams del brano Mandy, Make Up Your Mind con un sarrusofono suonato da Sidney Bechet. In tempi recenti se ne ascolta un ampio utilizzo nella colonna sonora sinfonica del film Tombstone (1993) composta da Bruce Broughton. Il sarrusofono è oggi obsoleto ed è usato come curiosità in alcune occasioni. Ha una scarsa intonazione ed il suo suono è meno chiaro rispetto a quello del sassofono. Nelle esecuzioni orchestrali le sue parti vengono oggi spesso suonate con il controfagotto. La famiglia dei sarrusofoni comprende i seguenti strumenti (di cui si indica ta parentesi il possibile uso orchestrale - approssimato):
- sopranino in Mi♭.
- soprano in Si♭ (possibile sostituto dell'oboe)
- alto in Mi♭ (possibile sostituto del corno inglese).
- tenore in Si♭ (possibile sostituto dell'oboe baritono)
- baritono in Mi♭ (possibile sostituto del fagotto in Mi♭)
- basso in Si♭ (possibile sostituto del fagotto)
- contrabbasso in Mi♭, Do o Si♭ (possibile sostituto del controfagotto)
L'estensione trasposta è Si♭-Sol (un semitono in più del sassofono: inizialmente Gautrot pubblicizzava un'estensione Si♭-Fa, pari a quella del sassofono dell'epoca). Nel corso degli anni, furono pubblicate diteggiature che permettevano un'estensione di tre ottave complete.
StuPanda
lunedì 24 febbraio 2014
domenica 23 febbraio 2014
Il Fagotto
Il fagotto è uno strumento musicale a fiato ad ancia doppia appartenente al gruppo dei legni di cui costituisce il baritono. Il nome fagotto deriva dalla forma che esso aveva in origine, simile a quella di un mantice a soffietto che immetteva l'aria in due tubi affiancati. Il musicista che lo suona va sotto il nome di fagottista. È composto da un tubo conico lungo circa 2,60 m ripiegato su sé stesso a forma di "U" e ricavato in tre diversi segmenti e un padiglione, da altrettanti masselli di legno (pero, acero, palissandro, ebano ed altri): i segmenti esterni sono innestati su quello mediano, detto "piede" o "stivale", costituito da un blocco a sezione ovale nel quale sono ricavati due tratti di tubo paralleli, uno ascendente e l'altro discendente, congiunti da un accordo a gomito (culatta) all'estremità inferiore. Ha l'imboccatura ad ancia doppia e un sistema di chiavi e 5 fori. L'ancia è inserita su un cannello metallico ritorto inserito nel segmento iniziale chiamato "esse". I fori sono scavati con andamento obliquo, in modo da raggiungere la colonna d'aria contenuta nel tubo in punti tra loro più distanziati di quanto non siano le aperture esterne, adeguate all'estensione delle dita di una mano. Il controfagotto è un parente stretto del fagotto ed è dotato di una canna lunga il doppio del fagotto (la colonna d'aria) e un registro più grave di un'ottava, quindi produce note più basse di esso. L'evoluzione tecnica dello strumento si deve soprattutto alla casa produttrice tedesca Heckel, che lo arricchisce con chiavette e fori non presenti fino alla metà del XIX secolo. Le sue origini sono da riferire alla dulciana, strumento rinascimentale esistente in una famiglia che comprendeva dal soprano al basso. Il basso ebbe particolare fortuna e venne usato anche in funzione solista in grandi e piccole formazioni durante tutto il XVII secolo. La dulciana si evolve e diviene fagotto grazie alle sperimentazioni che avvengono soprattutto in Francia. Si possono definire due tipi fondamentali di fagotto fino alla metà dell'800, il fagotto barocco e il fagotto classico. Dalla fine dell'800 si delineano due tendenze di costruzione essenziali: il sistema tedesco Heckel, utilizzato ormai in tutto il mondo e il sistema francese Buffet Crampon, oggi utilizzato solamente nell'orchestra dell'Opera di Parigi e raramente nel resto del mondo. Il fagotto è l'unico strumento dei legni ad avere configurazioni di strumento baritono, quindi resta quasi imprescindibile nella scrittura orchestrale fino alla metà del 900. Il suo timbro particolare, pieno e scuro, è dato dall'ancia doppia e dalla lunghezza e corposità del legno che lo compone. È uno strumento fondamentale in orchestra sia come basso che come solista. Strumento dalle notevoli capacità musicali, in grado di estendersi per tre ottave e mezzo, il fagotto fu utilizzato dal periodo barocco, Vivaldi compose ben 39 concerti per fagotto. Il periodo classico fu contrassegnato da un forte utilizzo del fagotto come strumento solista, da autori quali Mozart, Hummel, Franz Danzi, Johann Baptist Vanhal, solo per citarne alcuni. Weber,Saint-Saëns ed Edward Elgar lo utilizzano in periodo romantico per sonate e romanze. Celebri sono i passi della sinfonia n. 4 di Beethoven, della sinfonia n. 8 di Schubert, di Sheherazade di Rimskij-Korsakov, della sinfonia n. 4 di Čajkovskij, di Pierino e il lupo di Prokof'ev, de L'apprenti sorcier di Paul Dukas, del Bolero di Ravel e della Sagra della Primavera di Stravinskij. In ambito operistico apprezziamo invece il fagotto nella celebre aria "Una furtiva lagrima" dell'Elisir d'Amore di Gaetano Donizetti, ma anche nelle Nozze di Figaro di Mozart. Il registro di fagotto è molto antico: lo si riscontra già in strumenti (tedeschi e olandesi per lo più) del XVII secolo. Ha timbro dolce, morbido e pastoso. Esiste di diverse misure: 32, 16, 8, 4 e, talvolta, 64 piedi. Le cronache tramandano che fosse uno dei registri più amati da Bach.
StuPanda
sabato 22 febbraio 2014
Il Piffero
Con piffero si può indicare uno di due tipi di strumenti musicali a fiato.
- Più comunemente si indica con piffero un aerofono ad ancia doppia a cameratura conica, della famiglia degli oboi. Deriva dall'antica ciaramella medioevale della famiglia delle bombarde, progenitrici dell'oboe moderno.
- In alternativa, il nome può anche essere riferito al fiffaro, un tipo di ottavino utilizzato prevalentemente nelle bande militari.
Il piffero è lo strumento principe per le musiche delle Quattro province, l'area culturalmente omogenea formata dalle valli montane delle province di Pavia,Alessandria, Genova e Piacenza.
Il musotto, l'ancia di questo strumento, realizzata in canna, è collocata in una "piruette" (bocchino chiamato musotto), particolarità, unica in Italia, che ha in comune con gli oboe orientali e antichi. Questa struttura permette di eseguire il fraseggio tipico detto "masticato" del repertorio 4 province.L'intonazione è in sol.
Lo strumento è costituito da tre parti:
- La canna conica che ha 8 fori (l'ottavo foro posteriore si usa col pollice mano sinistra).
- Un padiglione svasato chiamato "campana" dove riposa, durante l'esecuzione, una penna di coda di gallo, che serve per pulire l'ancia.
- Completano lo strumento le vere, anelli di rinforzo e abbellimento in ottone.
Anticamente veniva accompagnato dalla cornamusa appenninica detta müsa e ai nostri giorni più frequentemente dalla fisarmonica. La coppia piffero e fisarmonica accompagna ancora oggi tutte le danze di questa zona. Il più rinomato costruttore di pifferi fu Nicolò Bacigalupo, detto u Grixiu (Cicagna, 1863 - 1937) attivo a Cicagna (val Fontanabuona GE) dal 1900, dopo il suo ritorno dal Perù, fino alla sua morte. Ciò che rimane della bottega del Grixiu (strumenti musicali semilavorati e attrezzi tra cui il tornio a pedale) è conservato nel Museo etnografico Ettore Guatelli di Ozzano Taro (PR). Oggi i pifferi continuano ad essere costruiti da Ettore Losini, detto Bani, di Degara di Bobbio (PC) e da Stefano Mantovani della provincia di Pavia. Il repertorio musicale è corposo, antico, trasmesso attraverso i secoli (ilfifaro è citato in uno scritto del Pessagno su fatti della val Fontanabuona del 1578) comprende oltre le melodie da ballo, brani che scandivano i momenti della vita contadina: questue come il carlin di maggio, la galina grisa o la santa croce; il carnevale con la povera donna; la partenza per leva con leva levon; il matrimonio con la sposina (brano per accompagnare la sposa dalla sua casa alla chiesa) e altri brani "da strada" come la sestrina per accompagnare i cortei nelle varie occasioni. I pifferai più famosi del passato furono Draghino, Ernesto Sala di Cegni, Jacmon, Giuanen e Fiur in val Trebbia. La coppia piffero-fisarmonica porta il nome, o più spesso il soprannome dei suoi componenti, alcune di quelle attive oggi sono:
- Bani (Ettore Losini) e Tilion (Attilio Rocca)
- Stefanino (Faravelli) e Franco (Guglielmetti)
- Marco (Domenichetti) e Cisdra (Cesare Campanini)
- Roberto Ferrari e Claudio Rolandi
- Stefano (Valla) e Daniele (Scurati)
- Massimo (Perelli) e Gianpaolo (Tambussi)
- Fabio (Paveto) e Buscaien (Stefano Buscaglia)
I gruppi di folk revival che usano il piffero nei loro concerti: Baraban, la Ciapa Rusa, i Tendachënt, i Tre Martelli, i Musicanti del piccolo borgo, gli Enerbia, i Müsetta, i Suonatori di Menconico, la Quinta Rua, gli Epinfrai, i Calagiùbella (Casalcermelli – AL), L'Ariondassa.
StuPanda
Giovanni Allevi #2
La musica è una strega capricciosa, una donna bellissima che mi regala una manciata di note e poi fugge via.
Bisogna essere dei dannati per scrivere una musica come quella che compongo io.
Per me la musica è una questione di vita e di morte.
StuPanda
venerdì 21 febbraio 2014
L'Oboe
L'òboe è uno strumento musicale a fiato ad ancia doppia appartenente al gruppo dei legni. Ha un suono leggero e assai penetrante. Di forma conica, è generalmente fatto di ebano (Dalbergia melanoxylon, noto anche come Grenadilla) o, meno frequentemente, di palissandro (Dalbergia nigra, chiamato spesso "legno di rosa" o "brazilian rosewood"). I tasti e la meccanica sono in metallo, generalmente alpacca argentata, nichelata o dorata. L'oboe è utilizzato generalmente nella musica da camera, nelle bande o nelle orchestre sinfoniche, anche come solista; più raramente nel jazz. Tra i principali compositori che hanno scritto musica per lo strumento è possibile ricordare Antonio Vivaldi, Tommaso Albinoni, Johann Sebastian Bach, Alessandro Marcello, Georg Friedrich Händel, Wolfgang Amadeus Mozart, Robert Schumann, Richard Strauss. Molto usato in orchestra, ha impiego anche nella musica da camera (quartetto per oboe e trio d'archi (violino, viola e violoncello) di Wolfgang Amadeus Mozart). L'utilizzo dell'oboe si è oggi diffuso anche nelle colonne sonore nonché nei brani di musica leggera come quelli proposti dal complesso strumentale Rondò Veneziano. Esiste anche un particolare registro d'organo dotato dello stesso nome. La nascita dell'oboe risale all'antichità. Ne è nota la presenza nell'antico Egitto, in Cina, Arabia e Grecia sotto forma di strumenti (ciaramelle e pifferi) che possiamo dire certamente progenitori dell'oboe. Dall'India ci arriva la versione più semplice degli oboi primitivi nota col nome di oton. Aveva un'ancia doppia ed emetteva quarti di tono. Presso i Greci l'oboe era inserito nel gruppo degli strumenti a fiato detti aulòi (tibie presso i romani). Anche i musulmani avevano il loro oboe o, meglio, ne avevano più di uno. C'era il nagassàran (piccolo e acuto) e il soummagiè (più grande e grave). Forme simili a queste sopravvivono tutt'oggi sotto il nome di zarm (zourna in persiano) in tre specie: lo zarm al-kabir, "ossia "zarm grande" (grave), lo zarm (medio) e lo zarm al-sughayr, ossia "zarm piccolino" (acuto) più una versione meno diffusa detta eraggek (il più basso di tutti e intonato per quarti di tono). Nel Medioevo in Europa si diffuse la famiglia delle bombarde e dalla più piccola di queste, la ciaramella, deriva l'oboe. Il nome attuale di oboe risale al secolo XVIII per opera dei francesi, che chiamarono questo strumento hautbois (all'epoca pronunciato /o'bwε/, da cui deriva il termine italiano settecentesco oboè; oggi è pronunciato /o'bwa/), ovvero «legno alto», proprio in virtù del forte volume di suono. Ovviamente il nome hautbois esportato nei diversi paesi ha cambiato la sua forma fino a divenire hautboy in inglese, Obòe in tedesco e òboe (giàoboè nel '700) in italiano. Quindi è svelato il mistero della pronuncia del nome; l'accento va sulla prima "o". L'oboe che conosciamo oggi è l'erede di una lunga tradizione di strumenti ad ancia doppia. La sua importanza tra i fiati dell'orchestra barocca è testimoniata anche dal fatto che l'oboe dà il «La» agli altri strumenti dell'orchestra (su questo ci sono pareri discordanti: alcuni sostengono che dia il La perché nelle orchestre spesso sostituiva il violino, altri invece che dia il La perché è lo strumento di più difficile intonazione). Per tutto il XVII secolo la ciaramella (anche cialamello, cennamella), diretto antenato dell'oboe, mantiene la sua forma più antica; è costruito in un unico pezzo dalla linea molto semplice, con cameratura fortemente conica ed una grossa campana che gli dà un suono molto aspro e potente, quasi da tromba. È solo nel secolo successivo che l'oboe assume una forma simile a quella attuale a tutto vantaggio del suono, che acquisisce un timbro più morbido assieme ad una maggior gamma dinamica. L'oboe che si riferisce al periodo barocco è il risultato dell'inventiva dei fratelli Hotteterre (Jacques Hotteterre scrisse un importante trattato in cui presentava il flauto traverso, il flauto dolce e il nuovo oboe perfezionato), i quali sviluppano un nuovo strumento assai più duttile e soprattutto capace di emettere tutte le note della scala cromatica con discreta omogeneità, cosa che alla ciaramella era quasi del tutto preclusa. Il nuovo strumento viene costruito in tre parti, le linee acquisiscono grazia ed eleganza per la presenza di ricche modanature ottenute al tornio ma è soprattutto la sezione interna dello strumento ad evolversi, passando dal profilo scalettato dei primi esemplari di Hotteterre ad un profilo composito il quale sopravviverà inalterato per quasi due secoli fino all'avvento degli artigiani francesi, che dalla metà dell'Ottocento apporteranno nuove radicali innovazioni allo strumento. La cameratura dell'oboe barocco è a sezione conico-parabolica nel pezzo superiore, conica nel pezzo centrale, cilindrica alla giunzione tra pezzo inferiore e campana e di nuovo fortemente conica per la campana, decisamente svasata, la quale però presenta alla base uno spesso bordo rivolto verso l'interno. L'oboe barocco, ancora privo di portavoce (il registro superiore si ottiene stringendo l'ancia tra le labbra), presenta sei fori per le dita di cui uno o due doppi, come il contemporaneo flauto dolce, una chiave piccola per il Mib ed una più grande per il Do basso. La sua estensione è di quasi due ottave e mezza partendo dal Do centrale, ma per lungo tempo lo strumento non avrà a disposizione una chiave per ottenere il Do# basso. L'oboe barocco si compone di tre parti:
- la parte superiore, che ha sulla sommità un caratteristico rigonfiamento (chiamato in gergo 'cipolla'), al cui centro si inserisce l'ancia; secondo alcuni è una vestigia della pirouette, il supporto per le labbra parte integrante dell'ancia nella ciaramella rinascimentale, e oggigiorno rimane solo nei modelli tedeschi mentre in quelli francesi è solo accennato;
- la parte centrale, che ha solo due chiavi (Do e Mi) le cui leve sono sagomate a cuore o a coda di pesce in modo da poter essere azionate sia dal mignolo destro sia dal sinistro: in origine l'oboe poteva essere suonato come oggi, con la mano sinistra sopra e la destra sotto che lo sostiene, ma anche al contrario;
- la campana, di maggiori proporzioni rispetto all'oboe contemporaneo e munita di uno o più fori di 'sfogo' per regolare l'intonazione. suono oboe barocco
Col tempo la struttura dello strumento resta pressoché invariata, quello che cambia profondamente è il numero di chiavi ed il profilo delle modanature. Nel XIX secolo le innovazioni operate alla meccanica dei flauti furono portate anche sull'oboe, soprattutto per quanto riguarda le chiavi ad anello. Nello stesso periodo Joseph Sellner e Stephan Koch introdussero le doppie chiavi per il Fa e Re#, la chiave del Si basso e la posizione del Fa «a forchetta». Grandi cambiamenti furono fatti dai fratelli Triebert che eliminarono quasi del tutto la 'cipolla' in corrispondenza della boccola porta-ancia, aumentarono l'estensione bassa di un semitono, introdussero il gruppo di tre chiavi Re#, Si e Sib e cambiarono la forma del «mezzo buco» da romboidale ad ovale. Nel '900 il costruttore Lorée, avvalendosi dell'aiuto maestro Gillet, perfezionò ulteriormente lo strumento (oggi Lorée è tra i più grandi costruttori), soprattutto il corno inglese, migliorando le posizioni dei trilli e la chiusura dei fori. Un'importante modifica alla meccanica dell'oboe come concepito da Lorée è stata operata dall'italiano Giuseppe Prestini mediante lo spostamento della chiave del Si basso dal mignolo sinistro al pollice sinistro (con una leva collocata posteriormente) e del raddoppio di quella del Do#, azionato dal mignolo sinistro per mezzo della leva originariamente assegnata al Si basso. La meccanica ideata da Prestini facilita il passaggio Si-Re#, che nel sistema originale richiede in entrambe le posizioni lo scivolamento dei mignoli da una chiave all'altra del medesimo gruppo, e l'esecuzione della scala cromatica partendo dal Sib. L'oboe sistema Prestini, noto anche come «sistema italiano», è stato per decenni il sistema standard nel nostro Paese. Viene tuttora realizzato su richiesta dai maggiori produttori. Un'ulteriore modifica si è avuta a fine Novecento con l'introduzione del portavoce automatico in cui è abolita la leva a spatola del secondo portavoce, azionata dal fianco dell'indice sinistro. Nel «sistema automatico» è presente una singola leva per il pollice sinistro ed il sincronismo tra la chiusura del primo portavoce e l'apertura del secondo in corrispondenza del passaggio da Sol# a La è attuato sollevando l'anulare sinistro dal relativo piattello o anello, esattamente come avviene sul saxofono. Tale meccanismo, diffuso soprattutto in Germania e nei Paesi europei dell'ex blocco comunista, nel resto del mondo oboistico ha avuto scarsa diffusione a causa delle limitazioni imposte dal meccanismo nell'uso delle diteggiature alternative, correttive ed armoniche. Oggi solo alcuni tra i maggiori produttori al mondo hanno in catalogo questo tipo di meccanica, offerto come possibile variante a quella 'classica'. Attualmente il sistema di meccanica più usato e diffuso, di fatto lo standard nella maggior parte dei Paesi europei, negli Stati Uniti ed in Giappone, è il Gillet A6 Conservatoire originario del 1902, perfezionato nel 1906 con l'avvento dei piattelli al posto degli anelli e chiamato comunemente «sistema francese». Gli strumenti di questo tipo sono prodotti con meccanica completa o semplificata; quest'ultima, omettendo alcune chiavi ausiliarie utili ma di fatto non indispensabili in fase di apprendimento, è montata sugli strumenti economici da studio. La dotazione completa in genere comprende:
- tastiera chiusa a piattelli, di cui il 1°, 2°, 3° e 5° forati
- piattello del «mezzo buco» (indice sinistro) con regolazione indipendente dell'apertura
- due chiavi per i trilli sul passaggio di registro, di cui una duplicata
- boccola composita per il trillo MIb-Mi (anulare destro) con adiacente chiave ausiliaria per il trillo Do-Do#
- articolazione del gruppo Do / Do# / Mib (mignolo destro)
- chiavi gemellate basculanti del Si basso / Mib (mignolo sinistro)
- chiave di Sol# articolata (mignolo sinistro)
- chiave duplicata del Sol# (indice destro) sincronizzata con il 3° piattello per il trillo
- chiave duplicata del Fa (mignolo sinistro)
- correttore automatico del Fa 'a forchetta'
- correttore del Sib basso alla campana (con doppia connessione in alcuni modelli)
- chiavi ausiliarie per i trilli
- portavoce semiautomatico
- terzo portavoce, azionato dal pollice sinistro per mezzo di una leva sovrapposta a quella del primo
L'estensione dell'oboe va dal Sib sotto il Do centrale del pianoforte fino al La due ottave al di sopra. Sebbene nelle partiture orchestrali non siano quasi mai richieste note sopra il Fa acuto, le tecniche esecutive più evolute hanno evidenziato la capacità dell'oboe moderno di arrivare fino al Do sovracuto; le tre note estreme richiedono altresì una modifica radicale dell'imboccatura dell'ancia e lo spostamento della mano destra dalla posizione standard per azionare contemporaneamente piattelli e chiavi ausiliarie. La diteggiatura 'naturale' dello strumento, quella che utilizza esclusivamente i sei fori principali, è comune al flauto traverso e segue la scala diatonica di Re maggiore.
StuPanda
giovedì 20 febbraio 2014
Il Corno Inglese
Il corno inglese è uno strumento musicale a fiato ad ancia doppia e canna conica, usato non solo in ambito orchestrale ma anche come strumento bandistico. Una teoria è che il suo nome derivi dall'espressione francese corne d'angle o cor anglé, quindi "angolato", per l'angolo che presentava al centro della canna, successivamente tradotta erroneamente "inglese" . La teoria è dibattuta. Si tratta in effetti di un oboe contralto, la cui estensione è una quinta giusta sotto quella dell'oboe. Si diffuse nella prima metà del XVIII secolo come modificazione dell'oboe da caccia (quello utilizzato da Johann Sebastian Bach). L'estensione va dal mi sotto il do centrale fino al si bemolle, una quattordicesima sopra il do centrale. Come l'oboe, anche il corno inglese è uno strumento difficile da suonare, per la capacità di "fiato" richiesta e per la difficoltà di mantenere una corretta imboccatura. Un musicista professionista ha paragonato lo sforzo di suonare il corno inglese a quello di gonfiare palloncini consecutivamente per ore. Il confronto è tuttavia esagerato: per quanto faticoso, il corno inglese è senz'altro meno impegnativo dell'oboe. Rispetto a quest'ultimo, difatti, il corno inglese possiede un'ancia più larga che ne agevola l'emissione del suono. Coloro che lo suonano, inoltre, potrebbero rischiare la tendinite o la sindrome del tunnel carpale, a causa del peso dello strumento da sostenere per lunghi periodi. Onde evitare questo pericolo, il suonatore del corno inglese assicura il proprio strumento al collo tramite un apposito cordino o cinghietto, come fanno anche i fagottisti e i saxofonisti. Da notare ancora che mentre nell'oboe il cannello con l'ancia doppia si inserisce direttamente nel pezzo superiore dello strumento, il corno inglese si avvale di un tubicino metallico inclinato, chiamato "esse" per la sua forma, che fa da interfaccia tra il cannello e lo strumento stesso. Ampiamente utilizzato dai compositori precedenti a Bach, è solo con Generali, che nel 1808 lo impiega in un'aria di Le Lagrime di una vedova e nel 1810 in Adelina, poi con Rossini, nell'ouverture del Guglielmo Tell, che il corno inglese assume il ruolo di strumento solista, grazie alla trasognata, melanconica e penetrante voce che lo rende particolarmente adatto per lenti e lunghi assoli di natura pastorale. In tempi più recenti Berlioz lo ha impiegato nel'ouverture Il Carnevale Romano (parte dell'opera Benvenuto Cellini), Wagner nel Tristano e Isotta, Dvořák nella sinfonia Dal nuovo mondo, Rodrigo nell'adagio del Concierto de Aranjuez e Jean Sibelius ne Il cigno di Tuonela. Nell'organaria ottocentesca lombarda, si trova un registro ad ancia di 16' detto Corno Inglese. Esso è solitamente un registro da concerto soprano, cioè ha solo la metà superiore della tastiera. Compositori come Padre Davide da Bergamo, Quirici, Fumagalli e Bodro hanno dedicato composizioni con l'uso del registro di Corno Inglese solista.
StuPanda
mercoledì 19 febbraio 2014
Il Sassofono
Il sassofono, saxofono, o, semplicemente, sax è uno strumento musicale aerofono ad ancia semplice. Il sassofono è inserito nella famiglia dei legni poiché, nonostante il corpo dello strumento sia normalmente di metallo (spesso di ottone, motivo per cui viene spesso impropriamente inserito tra gli ottoni), ha tra i suoi antenati il flauto ed il clarinetto da cui ha ereditato la struttura (Il suo inventore l'ha creato partendo dalla forma del clarinetto basso) ma non il materiale. L'emissione del suono è provocata dalla vibrazione di un'ancia, ricavata da canna comune (Arundo donax). La lunghezza della colonna d'aria vibrante (e quindi l'altezza del suono prodotto) viene modificata attraverso dei fori sul corpo dello strumento (controllati da chiavi). Fu inventato da Adolphe Sax nel 1841 e brevettato il 22 giugno del 1846. Ha avuto una grandissima e veloce espansione in moltissimi generi musicali grazie alle sue doti di espressività e duttilità. In generale la famiglia dei sax è presente in quasi tutti i generi musicali moderni (anche se è meno rappresentato nel rock e nella musica elettronica in generale): anche la recente tendenza verso la musica sintetica e campionata ha solo scalfito la sua popolarità. A causa della sua recente invenzione, nella musica classica il sassofono è un po' penalizzato dalla limitata letteratura, ma è tuttavia presente, anche con ruoli di rilievo, nelle orchestre sinfoniche (si ricordi l'assolo per sax alto in Il Vecchio Castello dai Quadri di un'esposizione di Mussorgskij orchestrati da Maurice Ravel nel 1922). Esiste inoltre un crescente corpus di musica cameristica originale per sassofoni (spesso in quartetto) e di trascrizioni. Dotato di una voce potente e di grande proiezione di suono, il sassofono ha un vasto uso bandistico (ad esempio è molto impiegato nelle bande militari statunitensi): per questo motivo fu quasi subito presente nelle prime formazioni jazz, un genere musicale di cui è diventato il simbolo. La famiglia dei sassofoni, come concepita da Adolphe Sax, ha 14 membri, di cui solo sei sono ancora in uso. In ordine di altezza crescente gli strumenti sono:
- il sassofono subcontrabbasso in si: progettato da Adolphe Sax, il suo secondo esemplare è stato presentato solo nel settembre 2010 dal costruttore brasiliano J'Elle Stainer. Prima di allora, ne esisteva solo la versione tubax in si. La sua estensione è un'ottava sotto il sax basso.
- il sassofono contrabbasso in do: esiste soltanto come tubax e viene costruito su commissione dall'artigiano Eppelsheim.
- il sassofono contrabbasso in mi: estremamente ingombrante, pesante e raro. Il sax contrabbasso esiste in due versioni: estesa e compatta. Uno strumento affine e con un timbro simile è stato realizzato nel 1999 come tubax in mi. Si tratta di uno strumento di concezione diversa, dal canneggio molto più stretto meno conico e più ergonomico, in qualche modo simile ad un sarrusofono ad ancia semplice. La sua estensione è un'ottava sotto il baritono.
- il sassofono basso in si: anche questo è uno strumento che s'incontra raramente, con estensione di un'ottava sotto il tenore. Costituisce il basso fondamentale dell'orchestra standard di sassofoni (12 elementi, 1 sopranino, 2 soprani, 3 alti, 3 tenori, 2 baritoni, 1 basso) e ha goduto di una discreta diffusione durante gli anni '20 e '30 nelle band Dixieland.
- il sassofono baritono in mi: è il sassofono di uso comune dall'intonazione più grave: viene suonato abitualmente senza particolari supporti (mentre gli strumenti più gravi vengono anche appoggiati a terra tramite treppiedi o sostegni simili). Tra i sassofoni comuni, si distingue per le dimensioni e la caratteristica voluta del collo. La sua estensione, una quinta sotto il tenore, va dal re1 al la3. Spesso viene realizzato con la campana allungata per poter suonare anche il la grave (do3 reale).
- il sassofono tenore in si: la sua estensione è una quinta sopra il baritono (dal la1 al mi4). Di uso comune, incarna l'immagine del sassofono nell'iconografia popolare. Si riconosce per via della caratteristica "gobba" del collo (Chiver).
- il sassofono C melody (C-Melody sax) in do, un tenore non traspositore, oggi piuttosto raro. Fu lo strumento responsabile della cosiddetta "Saxual Revolution" negli USA attorno agli anni '20 in quanto essendo non traspositore permetteva di leggere le partiture di altri strumenti di maggior diffusione (pianoforte, flauto, violino etc...) facilitandone l'impiego tra i dilettanti. In anni più recenti alcuni produttori hanno ripreso la produzione di questo strumento, con meccanica moderna.
- il sassofono contralto o "alto" in mi: di uso comune, è esteso a partire da una quarta sopra il tenore (dal re2 al la4). Tra tutti gli strumenti della famiglia, è quello che offre il miglior compromesso tra dimensioni, peso, imboccatura, ergonomia delle mani e problemi d'intonazione: per questo motivo è spesso consigliato come primo strumento. Può presentarsi in due forme: curvo o dritto. Questa seconda forma, in produzione attorno agli anni '20 dalla Buescher, è estremamente rara anche se attualmente alcune ditte ne hanno ripreso la fabbricazione.
- il sassofono mezzo-soprano in fa: sorta di contralto più piccolo, dal collo tipicamente inclinato di circa 45 gradi rispetto al fusto. Fu prodotto in forma diritta dalla Conn con il nome di Conn-O-Sax: questo era una sorta di incrocio tra il sassofono di cui conserva la meccanica e il bocchino e il corno inglese, di cui conserva la tipica campana "a pera" e il taglio in fa. Era un sax piuttosto innovativo a causa dell'estensione maggiorata: possedeva infatti una chiave in più nel grave che consentiva di scendere fino al la grave (in seguito adottata nei baritoni) e ben due chiavi in più nell'acuto che rendevano possibili le note fa# e sol sovracuto. A causa dello scarso successo commerciale e del costo piuttosto elevato molti strumenti furono utilizzati in fabbrica per insegnare agli apprendisti i principi della riparazione e costruzione degli strumenti (e quindi distrutti). Entrambi questi strumenti sono oggi molto rari ed estremamente costosi in quanto oggetti di collezionismo.
- il sassofono soprano in si: esteso a partire da una quinta sopra il contralto, dal la2 al mi5. Normalmente diritto, esiste anche in versione curva e semicurva, detto anche saxello il quale fu brevettato dalla King attorno agli anni '20. Nel 1997 la Borgani ha presentato un modello con campana intercambiabile, che permette al musicista di variare il timbro o la propagazione del suono. I problemi di costruzione del soprano (i fori portavoce sono molto piccoli) lo hanno reso per molto tempo uno strumento con gravi problemi d'intonazione limitandone l'uso. Nella musica moderna è tornato in auge a partire dagli anni '40, grazie a Sidney Bechet e John Coltrane. Il timbro del sassofono soprano (ispirato al Mark VI di Selmer) è tipicamente nasale e sottile, con una dolcezza che può ricordare l'oboe; alcuni modelli di concezione più moderna possono avere un suono più rotondo e pieno. Si tratta del più acuto sassofono di uso comune.
- il sassofono soprano in do: come il C-melody, intonato un'ottava sopra. Estremamente raro.
- il sassofono sopranino in mi: molto raro, strumento più acuto della tipica orchestra di sassofoni. Può presentarsi in due forme: dritto e curvo.
- il sassofono sopranissimo in si: questo raro strumento fu messo a punto da Benedikt, la sua costruzione ha richiesto l'applicazione di un foro portavoce dentro al bocchino.
Il fabbricante tedesco Benedikt Eppelsheim produce sax speciali agli estremi della scala tra cui i già citati tubax e soprillo: la particolarità del suo sforzo consiste nel produrre strumenti effettivamente suonabili (mentre già il normale sax basso è notorio per avere orrendi problemi di intonazione). Ad esempio, il sassofonista statunitense Anthony Braxton, che da sempre ama confrontarsi con strumenti inusuali, si è prodotto in performance con il tubax. Nei pochi anni dall'invenzione, sono già stati prodotti più tubax che sax contrabbassi ordinari.La famiglia di strumenti tagliati in do e in fa, per uso orchestrale, proposta e realizzata da Sax, è oggi completamente caduta in disuso, anche se il 'C melody sax' conobbe un momento di popolarità agli inizi del secolo scorso grazie soprattutto ai virtuosi statunitensi Rudy Wiedoeft e Frankie Trumbauer. Nel corso degli anni e soprattutto tra gli anni venti e gli anni cinquanta del XX secolo, quando il sax andava molto di moda, furono inventati molti strumenti simili al sax, dal saxello (noto anche come "sax soprano semicurvo": ha una leggera curvatura nella campana; oggi di uso raro), al manzello (un saxello modificato su specifiche di Roland Kirk con una campana maggiorata), allo stritch (un contralto diritto), a strumenti col canneggio estremamente sottile (Rotophone Bottali), senza dimenticare i vari tentativi di sax a "coulisse" come lo "Swanee Sax" o il moderno "Ivophone". La maggior parte di questi strumenti fu dimenticata, come accadde al sarrusofono (di cui il rotophone Bottali era un ibrido). Unico tra i concorrenti del sax ad avere una certa vita individuale e un repertorio, questo strumento ad ancia doppia fu inventato da Pierre Auguste Sarrus e prodotto da Pierre-Louis Gautrot nel 1856 in concorrenza con Adolphe Sax (il combattivo Sax citò entrambi in tribunale, perdendo però la causa). Il sarrusofono rivide per poco la luce della ribalta ad opera di Sidney Bechet, prima che quest'ultimo si desse al sax soprano. Un altro tipo di sassofoni insoliti e innovativi sono quelli realizzati da Jim Schmidt; questi strumenti hanno una ditteggiatura molto diversa, essendo maggiore il numero di chiavi da azionare. Questi sassofoni infatti seguono la scala cromatica nel procedere delle chiavi e nelle intenzioni dell'inventore in questo modo si dovrebbe migliorare il virtuosismo tecnico dei suoi esecutori, dal momento che l'esecuzione delle varie scale musicali presenta le medesime difficoltà. I sassofoni di Jim Schmidt sono subito riconoscibili da chiunque per l'insolito disegno e stile; si tratta di sassofoni poco noti, prodotti artigianalmente su ordinazione e dal costo elevato. Recentemente il mondo dell'elettronica ha fatto irruzione anche nel variopinto mondo degli strumenti a fiato: nel 1986 il leggendario sassofonista Michael Brecker utilizzò per il suo tour denominato "Steps Ahead" un prototipo di EWI (acronimo che sta a significare Electronic Woodwind Instrument) progettato da Nyle Steiner. L'EWI consente di sfruttare le peculiarità espressive di uno strumento a fiato applicate a dei suoni sintetici, mendiante un complesso sistema di sensori atti a captare le variazioni (anche minime) della colonna sonora e della pressione delle labbra sull'imboccatura. Il belga Antoine Joseph Sax, detto Adolphe Sax (1814-1894), cercò per tutta la vita di perfezionare gli strumenti a fiato: inventò dispositivi per migliorarne l'intonazione, il suono e la facilità di esecuzione, depositando 33 brevetti. Dopo essersi concentrato su vari aerofoni, e soprattutto sui clarinetti, Sax costruì uno strumento che univa l'imboccatura ad ancia semplice del clarinetto e il corpo dell'oficleide, uno strumento della famiglia degli legni di forma conica e dotato di un sistema di chiavi simile al clarinetto, all'oboe ed al flauto. Questo "ibrido", pur appartenendo alla famiglia dei legni ed avendone la flessibilità tecnica, permette un grande volume di suono, paragonabile a quello degli ottoni. Il sassofono fece la sua prima apparizione pubblica nel 1841 presso l'Exposition de l'Industrie di Bruxelles sotto la forma di un basso in Fa in ottone. Nel 1844, il sassofono fu inoltre presentato presso l'Esposizione industriale di Parigi. Il 3 febbraio dello stesso anno il compositore Hector Berlioz, grande amico di Sax, diresse in concerto il suo corale Canto Sacro (Hymne Sacrée), trascritto dall'autore per tutti i nuovi strumenti prodotti da Adolphe Sax tra cui il sassofono. La partitura del suddetto brano è oggi andata perduta ma è stata di recente ricostituita e riarrangiata per ensemble di sassofoni dal grande didatta e virtuoso francese Jean-Marie Londeix. In dicembre il sassofono debuttò all'orchestra del Conservatorio di Parigi nell'opera di Georges Kastner, "Le Dernier Roi de Juda". Berlioz elogiò più volte lo strumento, a partire da un celebre articolo del giugno 1842 fino al lusinghiero capitolo dedicato al sassofono nel celebre "Trattato di strumentazione", così come Gioacchino Rossini il quale già durante il suo soggiorno Parigino nel 1844 dichiara, prendendo a testimone il suo editore Troupenas: "con il sassofono, è la più bella pasta sonora che io conosca". Anche Gaspare Spontini dopo aver visitato l'atelier di Sax dichiarò in modo estremamente lusinghiero: "Dopo i reiterati inviti del Sig. Sax, fabbricante e inventore di numerosi strumenti a fiato, mi sono recato presso la sua fabbrica per conoscerli e per poterli ascoltare. La, ho dovuto rendere giustizia in modo eclatante in presenza di numerosi e distinti artisti, e indirizzare dei complimenti lusinghieri e riconoscere i migliori meriti a l'ingegnere, fabbricante e inventore Sig. Sax, i cui flicorni a cilindri (Saxhorn), clarinetti bassi e soprano, oltre che sassofoni soprattutto, mi sono parsi produrre degli eccellentissimi ed accattivanti effetti...". Il 21 marzo 1846, Sax depositò il suo brevetto per «una famiglia di strumenti a venti chiavi detta dei Sassofoni» che comprendeva otto strumenti. La riorganizzazione della musica reggimentale e l'adozione, nel 1845, degli strumenti di Sax (sassofoni, saxhorn, saxtrombe e saxtube) da parte delle bande dell'esercito francese, misero Sax nella posizione di avere il monopolio per la fornitura dei suoi strumenti. Per promuovere questo esito, egli aveva organizzato un pubblico "scontro" tra due bande, il 22 aprile 1845 al Champ de Mars, cui parteciparono 20.000 spettatori ed una giuria qualificata. I 45 elementi che suonavano strumenti tradizionali furono surclassati dai 38 elementi dotati di strumenti inventati o perfezionati da Sax. Il suo brevetto scadde nel 1866 e la ditta Millerau fece brevettare il Saxophone-Millereau, con una chiave biforcata per il Fa#. Nel 1881, Sax estese il suo brevetto originale, allungando la campana per alloggiarvi il foro del Sib grave e aggiungendo un portavoce per poter suonare il Fa# e il sol acuti. Tra il 1886 e il 1887, l'Association Des Ouvriers inventò la chiave del trillo per la mano destra, il sistema dei mezzi fori per le prime dita della mano, l'anello di regolazione dell'accordatura e ll chiave doppia e perfezionò il meccanismo per cui la chiave del sol diesis poteva essere tenuta premuta assieme a qualsiasi dito della mano destra e apportò altre migliorie al Fa# biforcato e al Sib grave. Nel 1888, Lecomte inventa la chiave d'ottava semplice e dei sistemi di rulli per il modello Contrabbasso in Mib. Sax fu il primo insegnante di sassofono presso il Conservatorio Superiore di Parigi, dal 1857 fino alla chiusura nel 1870 dovuta alla guerra franco-prussiana. In Italia, il Conservatorio di Bologna adottò gli strumenti di Sax su consiglio di Gioacchino Rossini nel 1844 e già nel 1884 nella pianta organica del Corpo di Musica Municipale di Milano (l'odierna Civica Orchestra di fiati del Comune di Milano) sono presenti un saxofono soprano, un contralto e un tenore. Dopo alterne e tempestose vicende, l'industrioso e geniale Adolphe Sax morì in miseria a Parigi nel 1894. La società "Adolphe Sax & Cie" fu acquistata dalla società "H.Selmer & Cie" nel 1928 (il primo sassofono Selmer - il modello 22 - era uscito nel 1921). Da allora la Selmer ha contribuito a migliorare lo strumento con il quale aveva conquistato i mercati europei e americani, conquistandosi una posizione d'eccellenza. Notevole fu la produzione americana di questi strumenti, e tra i costruttori possiamo ricordare Conn, Buescher, Martin e King. La maggior parte dei fabbricanti di sassofoni (Buffet-Crampon, Millereau, Gautrot, Couesnon) presenti in Francia alla fine del XIX secolo, sono stati gradualmente soppiantati da marchi internazionali quali Adler, Huller (Germania), Keilwerth, Yamaha e Yanagisawa (Giappone), che talvolta ravvivano a fini commerciali famosi marchi del passato (è il caso dell'italiana Grassi, il cui nome è di recente risorto grazie ad un fabbricante coreano). Esistono inoltre innumerevoli marchi commerciali ("stencil") applicati a strumenti economici da studio prodotti in grande serie da aziende poco note (basate soprattutto a Taiwan) e destinati al mercato dei principianti. Il sax è un ibrido tra il clarinetto, di cui conserva in sostanza il bocchino, e l'Oficleide, strumento della famiglia degli ottoni, sebbene venisse costruito in legno, di estensione grave il cui corpo presenta un sistema di chiavi per modulare le altezze dei suoni. Dopo aver realizzato svariati prototipi, Adolphe Sax approdò alla forma definitiva del sassofono adottando come materiale di costruzione l'ottone, in quanto dobbiamo sempre tenere a mente che l'utenza principale degli innovativi strumenti di Adolphe Sax era l'orchestra di fiati militare. Il legno, come è evidente, presenta tutta una serie di problematiche relative all'usura, ai cambiamenti di clima e di umidità che lo rendono inadatto alla vita militare. Rispetto al clarinetto, che ha un corpo cilindrico, l'inventore adottò un canneggio conico (simile a quello dell'Oficleide), che permetteva una maggiore proiezione del suono. Come l'Oficleide inoltre il sassofono è uno strumento "ottaveggiante": lo speciale sistema di foratura dei portavoci permette di conservare la stessa diteggiatura per l'ottava grave e per quella acuta. Il sassofono è composto da cinque elementi principali: il bocchino, il collo (o chiver (EN) ) (questa parola viene erroneamente ritenuta Inglese ma è infatti sconosciuta nel mondo anglofono in relazione ai sassofoni), il fusto, le chiavi e la campana. Negli strumenti di uso più comune (contralto, tenore e baritono) il bocchino e il collo sono separati e vengono montati sul corpo prima che lo strumento venga suonato. Corpo, chiavi e campana invece, costituiscono un corpo unico. Nel sax soprano, il collo talvolta è parte integrante dello strumento, talvolta è staccabile. Il sassofono viene suonato in piedi o seduti (più spesso per i modelli più pesanti o in situazioni orchestrali), ed è sospeso al collo del musicista tramite un apposito nastro (detto collarino) agganciato al corpo dello strumento. Esistono inoltre innumerevoli modelli di imbragature per scaricare più ergonomicamente il peso dello strumento. Sul corpo dello strumento è anche avvitato un gancio ricurvo nel quale viene inserito il pollice della mano destra dello strumentista per dare stabilità allo strumento durante l'esecuzione. Le parti metalliche del sassofono vengono lavorate secondo le più disparate tecniche della metallurgia. Anticamente il lavoro veniva svolto a mano: le lastre metalliche piane venivano avvolte intorno ad appositi stampi conici e saldate. La forma svasata della campana veniva ricavata tramite martellatura su apposite incudini in legno. I fori venivano praticati con apposite frese e le proiezioni cilindriche che fungono da appoggio alla chiave chiusa (detti caminetti) saldati sui fori. Questo tipo di lavorazione è oggi riservata a strumenti artigianali di particolare pregio o a leghe metalliche che poco si adattano alla lavorazione meccanica. Nella moderna produzione in serie trovano ampio uso le presse ed una tecnica che prevede l'introduzione di acqua ad alta pressione all'interno dei fusti grezzi, per far aderire il metallo all'interno dello stampo conico. Inoltre i caminetti vengono normalmente estrusi da apposite macchine a controllo numerico: questo procedimento, che evita gli spigoli irregolari spesso lasciati dalle procedure di saldatura all'interno del corpo, ha anche l'effetto di migliorare l'acustica dello strumento. La lavorazione del fusto del sassofono prevederebbe una cosiddetta cottura, cioè una fase di lavorazione in cui il fusto viene portato ad alte temperature per favorirne la successiva risposta alle vibrazioni sonore. L'occhio esperto dell'artigiano è fondamentale per questo tipo di lavorazione. Successivamente vengono saldate a stagno tutte le colonnette su cui gireranno le chiavi ed altri elementi. Infine si cura la finitura superficiale (lucidatura, incisioni decorative, verniciatura o placcatura). Per la lavorazione delle chiavi ed altre informazioni, si veda alla voce relativa. Infine, rimane insostituibile il lavoro manuale in tutte le fasi di montaggio, rifinitura e regolazione: queste lavorazioni vengono svolte con cura nel caso di strumenti professionali, con maggiore fretta e scarsa attenzione ai particolari nel caso di produzione in grande serie (per ovvi motivi di economia). La maggior parte dei sassofoni è realizzata in leghe metalliche (che per gli strumenti di qualità è quasi sempre a cui viene applicata una finitura superficiale che può consistere di una laccatura lucida o da finiture con aspetto grezzo (a volte dette "brass") abbastanza di moda negli ultimi anni. Esistono anche strumenti con laccature colorate. Prima del 1960 erano abbastanza diffusi sassofoni economici placcati in nichel, mentre fino agli anni '30 (in assenza di vernici adeguate) gli strumenti erano placcati in argento (o oro) oppure lasciati privi di finitura. La campana è generalmente decorata con incisioni. La funzione della laccatura è soprattutto estetica e di protezione dalla corrosione, essendo abbastanza diffusa l'opinione che l'influsso della finitura superficiale sul suono del sassofono sia nulla o limitata (anche se alcuni sostengono il punto di vista opposto). L'influenza del materiale sul suono del sassofono è oggi oggetto di discussione, al punto che diverse aziende costruttrici hanno in catalogo strumenti interamente in argento, in rame, in bronzo o in varie leghe. Nella scelta del materiale subentrano all'opposto anche ragioni di tipo tecnologico ed economico: gli strumenti più economici sono prodotti con leghe morbide di facile e veloce lavorazione. Nel corso degli anni, sono stati sperimentati, con poca fortuna, altri materiali, quali ad esempio il legno. Negli anni 1950 e 1960 ebbe una certa diffusione un sassofono in plastica acrilica, prodotto dalla ditta inglese Grafton su progetto dell'italiano Ettore Sommaruga, che ebbe un suo periodo di notorietà durante il quale fu usato da alcuni importanti solisti, fra cui Charlie Parker e Ornette Coleman. Lo strumento presentava alcuni inconvenienti: nel caso di rottura del fusto in plastica acrilica (relativamente frequente in caso di cadute) era necessario sostituirlo o fondere la plastica; le gabbie di protezione in plastica trasparente sono estremamente fragili e soggette a rottura. Il suono del Grafton Plastic, seppur diverso da un sassofono tradizionale, non presentava particolari difetti o mancanze. Ciò era soprattutto dovuto al fatto che il collo dello strumento veniva fabbricato in ottone. Meccanicamente il Grafton Plastic è identico a qualsiasi altro tipo di sassofono dello stesso periodo. L'ancia è una lamina sagomata di legno (ricavata dai fusti di canna comune, arundo donax, specie del genere arundo). Esistono anche ance ricoperte di plastica o realizzate in altri materiali (plastica, fibra di vetro, fibra di carbonio). Queste sono più omogenee e si adattano meglio del legno alle condizioni estreme di temperatura ed umidità, ma non hanno il calore del suono proprio del legno. Negli strumenti ad ancia semplice (come i sassofoni), il suonatore comprime l'ancia tra il labbro inferiore (che tiene ripiegato sull'arcata dentale per conferirgli rigidità) e la superficie piana del bocchino e soffia. Il getto d'aria così prodotto, oscillando dentro e fuori il canale delimitato dalla superficie dell'ancia e dalla cavità del bocchino, pone in vibrazione l'ancia stessa che funge così da emettitore del suono. L'ancia viene fissata al bocchino tramite un elemento detto legatura, che oggi è una fascetta realizzata in metallo o materiale sintetico: il nome deriva dal fatto che in passato veniva utilizzato a questo scopo del comune spago (cosa che alcuni strumentisti - soprattutto clarinettisti di scuola tedesca - fanno ancora oggi). La legatura ha una minima influenza sulle caratteristiche timbriche del sassofono. Tuttavia la sua funzione resta quella di fissare in modo solido l'ancia al bocchino. Esistono numerose tipologie di legature le quali differiscono sia per i diversi materiali impiegati (cuoio, materiale sintetico, legno, metallo) sia per le diverse tipologie di fissaggio (a vite semplice, doppia, mediante placca di metallo etc...). Alcuni tipi di legature (Vandoren Optimum, Rovner Eddie Daniels, François Louis) sono costituite da una placca smontabile e da un supporto di fissaggio. Tali legature permettono la sostituzione della placchetta con altre di diversa forma e tipologia permettendo di modificare leggermente il suono e soprattutto la "resistenza" dell'ancia. Interessante la legatura fabbricata da Winslow: l'ancia viene assicurata al bocchino mediante dei gommini posizionabili su dei forellini presenti nella fascetta. È possibile variare la posizione dei suddetti gommini modificando il suono e il comfort. Il suonatore di sassofono produce il suono applicando le labbra all'imboccatura (conosciuto anche come bocchino o becco) fissata all'estremità più sottile dello strumento. Questo elemento presenta dimensioni variabili a seconda dello strumento a cui viene applicato, è realizzato in svariati materiali tra cui l'ebanite, vari tipi di metallo (principalmente ottone ma anche acciaio e argento massiccio), in tonolite (un minerale di quarzo), in legno (ebano, palissandro etc...), il cristallo, il vetro e modernamente anche in plastica la quale risulta tuttavia piuttosto inadeguata in quanto tende ad essere facilmente deformabile sotto l'effetto di elevate temperature e degli acidi contenuti nella saliva. I bocchini in cristallo stanno rapidamente tornando in auge a causa della indeformabilità nel tempo e dell'igiene poiché, al contrario dell'ebanite, il cristallo è lavabile in acqua bollente senza incorrere in danneggiamenti. Il materiale influisce comunque marginalmente sulla qualità timbrica del suono: sono piuttosto le caratteristiche costruttive, principalmente la cameratura interna, ma anche l'apertura e la forma e angolazione del tetto) a modificare profondamente il suono. Il timbro è determinato anche dalla scelta dell'ancia (vedi oltre). Il bocchino del sax è simile all'imboccatura del clarinetto dal quale deriva: internamente cavo, presenta un'estermità sottile (detta labbro) e - sulla faccia piana alla quale viene fissata l'ancia - una fenditura arrotondata che comunica con una cavità risonante interna (la camera): da qui vibrazioni vengono trasmesse al resto dello strumento attraverso l'accoppiamento con il collo. Il piano dove poggia l'ancia è una delle parti più delicate del bocchino e spesso può presentare delle difformità e non presentare una superficie perfettamente piatta. Quando si verifica ciò, l'ancia aderisce male al bocchino e il suono risulterà compromesso (si potranno avere difficoltà nell'attacco, suono soffioso o acido, fischi etc...). Come succede per il resto dello strumento, la produzione in serie tende ad essere piuttosto grossolana sotto questo punto di vista: questa è una delle principali cause della tendenza di molti sassofonisti a ricercare becchi artigianali o vintage facendo lievitare enormemente i prezzi di quest'ultimi.La faccia inferiore del bocchino è la superficie che contrasta l'ancia in vibrazione ed ha un profilo curvo (mostrato in figura), la cui forma ha una grande importanza nella determinazione dei parametri della vibrazione dell'ancia e del suono dello strumento. La forma di questa curva e la forma della camera risonante interna al bocchino, assieme al suo accoppiamento con l'ancia e a alla scelta di quest'ultima sono tra i parametri che determinano il suono dello strumento (un altro di questi parametri è la forma del collo strumento): l'influenza del resto dello strumento è assai inferiore. Il bocchino viene infilato sul collo dello strumento che ha una forma conica ed è, nella parte iniziale, rivestito da un foglio di sughero (spesso lubrificato con appositi prodotti di consistenza cerosa) cosa che permette allo strumentista di regolare l'intonazione dello strumento variando la posizione del bocchino sul collo: a posizioni più avanzate, che diminuiscono la lunghezza ed il volume del sistema risonante, corrispondono intonazioni più acute. In passato la Conn brevettò un sistema innovativo quanto complesso nella realizzazione denominato "Tuning Neck". Il collo in questo caso presentava una ghiera ruotabile in senso orario-antiorario seguito da una piccola porzione di collo rivestita dal sughero: si posizionava il bocchino sul sughero fino a toccare la ghiera. Per intonare il sax era necessario ruotare leggermente la ghiera verso destra (il tubo si accorcia, quindi l'intonazione tende a salire), o verso sinistra (il tubo si allunga, quindi l'intonazione scenderà). Il Tuning Neck permetteva di accordare lo strumento in modo estremamente accurato anche durante l'esecuzione di un brano. Tuttavia scomparirà negli anni '40 circa visti i costi enormi di produzione e vista la tendenza del mercato orientata sempre più verso strumenti fabbricati in serie e a bassi costi. Le chiavi servono per chiudere e aprire i fori presenti nel fusto dello strumento, allo scopo di variare la lunghezza della colonna d'aria in risonanza all'interno dello strumento producendo così note di diversa altezza. Per il loro funzionamento, vedi la voce apposita. I sassofoni moderni hanno in media 23 piattelli premuti da nove dita del musicista: il pollice destro viene usato come punto di appoggio per assicurare l'equilibrio dello strumento. Il pollice sinistro poggia su un apposito bottone e concorre a controllare lo strumento. Inoltre, con la punta, aziona il portavoce: questa è una chiave che, a parità di posizione, permette l'esecuzione delle note nella seconda ottava. Inoltre si utilizzano il palmo della mano sinistra (note della terza ottava, dal re al fa# e sopracuti) e la prima falange dell'indice destro (si e varie posizioni della terza ottava e sopracuti). Secondo la tecnica tradizionale, ogni chiave è associata ad un dito ben preciso, ed il suo piattello è posizionato nel punto più adatto ergonomicamente: per alcuni passaggi tecnici si possono utilizzare posizioni delle dita eterodosse. Esistono inoltre artigiani specializzati nella realizzazione di strumenti adatti a persone prive di qualche falange o addirittura di un'intera mano. Il sassofono è uno strumento traspositore. Questo significa che gli spartiti, per tutti i sax, vengono scritti nella stessa chiave (la chiave di violino) e nella stessa estensione (dal si♭ sotto al rigo al fa diesis sopra al rigo in chiave di violino, con poche eccezioni) ma il risultato sonoro è diverso a seconda dello strumento utilizzato. In altre parole, la nota effettivamente prodotta (nota reale) leggendo e suonando la stessa nota di posizione su due sax diversi è diversa: così un do scritto corrisponde a un mi♭ reale per un sax contralto e a un si♭ reale per un sax tenore. In entrambi i casi gli strumentisti diranno "Sto suonando un do", magari aggiungendo "..cioè un mi♭ reale" o "d'effetto" a beneficio degli altri componenti dell'assemblee. Grazie a questa convenzione un sassofonista può cambiare strumento agevolmente (ad una nota scritta corrisponde sempre la stessa posizione delle dita) ma è obbligato a leggere musica scritta espressamente per il suo strumento. Questa notazione, inoltre, elimina la differenza in altezza tra le estensioni dei diversi strumenti: lo stesso do - scritto - suonato da un sax contralto e da un sax baritono produce note distanziate da un intervallo di ottava. In assenza di questa convenzione, gli strumenti più gravi della famiglia dovrebbero leggere in chiave di basso, cosa che effettivamente avveniva in passato. Per la famiglia di sax oggi più diffusa (in si♭ e in mi♭) vengono dunque prodotti spartiti rispetto ai quali le note reali sono, rispettivamente, un tono sotto e un tono e mezzo sopra. Questa circostanza dà ragione della popolarità, nella prima metà del Novecento, del "C melody sax". Questo strumento, che era intonato in do, non richiedeva la produzione di spartiti speciali, che all'epoca era piuttosto costosa: lo strumentista poteva leggere direttamente la musica per pianoforte (il suono risulta un'ottava sotto). Per questo il C Melody Sax si diffuse tra i musicisti in servizio nelle orchestre da ballo, ad esempio quelle impiegate sulle navi da crociera. In passato si usava dire che gli strumenti in si♭ venivano scritti in "chiave di tenore", mentre quelli in mi♭ in "chiave di basso". Questa prassi contrasta con la realtà delle cose (tutta la musica per sax è scritta con la chiave di violino e gli accidenti opportunamente modificati, da sempre) e crea altri problemi, ma offre il vantaggio di poter definire immediatamente ogni suono scritto con il suo nome reale. Il musicista che segue questa convenzione fittizia non dice "Sto suonando un do" quando suona una nota nel terzo spazio, ma la chiama direttamente "si♭" o "mi♭" a seconda dello strumento che ha in mano. La rigidità del sistema formato da bocchino ed ancia è determinata dalla durezza dell'ancia e dalle dimensioni del bocchino. Ogni strumentista trova con gli anni un proprio equilibrio tra la necessaria resistenza alla vibrazione (che comporta affaticamento ma permette il controllo del suono) e la facilità di emissione: questo equilibrio è la base del suono di ogni strumentista. Il giusto compromesso varia da persona a persona e permette di produrre un suono "bello" (secondo i paramenti del musicista) senza eccessiva fatica. In un bocchino, l'apertura indica lo spazio lasciato fra la punta dell'ancia e la punta dell'imboccatura. Questa è dovuta alla curvatura della faccia inferiore del bocchino e viene misurata dai produttori con una serie di speciali calibri. Ogni produttore assegna ai propri bocchini una sigla che ne esprime l'apertura ed altre caratteristiche, ma il sistema di sigle è diverso a seconda del produttore, il che rende arduo confrontare bocchini di diversa produzione (scopo al quale vengono costruite speciali tabelle). Un altro parametro importante è la lunghezza di ancia libera di vibrare, ovvero il punto in cui comincia la curvatura del bocchino. Una porzione di ancia libera molto lunga aumenta, assieme alla sensazione di rigidità o durezza dell'imboccatura, il volume del suono così come la sua aggressività. Effetti simili (maggior volume e - in misura minore - aggressività) si ottengono aumentando la rigidità (durezza) dell'ancia. Inoltre aperture maggiori rendono più problematico il controllo della pulizia del suono e dell'intonazione da parte del sassofonista. In linea generale, la pratica classica, normalmente insegnata nei conservatori, richiede bocchini di piccola apertura e ance molto dure (ance troppo morbide si fletterebbero troppo sotto la pressione del labbro del musicista ed occluderebbero il passaggio dell'aria), mentre la musica leggera incoraggia l'uso di bocchini aperti ed ance più morbide. Tuttavia le enormi differenze di setup tra musicisti che praticano identici stili di musica rendono estremamente ardua qualsiasi generalizzazione relativa al tipo e all'apertura del bocchino utilizzata. Tra i primi produttori di sax troviamo Conn, che iniziò la produzione verso la fine dell''800, e che dominò il mercato fino agli anni trenta assieme Buescher, marchio di maggior diffusione tra i musicisti di estrazione classica tra cui si può ricordare Sigurd Rascher. Grandi produttori sono stati King (usato per un periodo dal mitico Charlie Parker, insieme a vari modelli di Conn), Martin, Holton. Tali strumenti vengono ancor oggi utilizzati da moltissimi virtuosi i quali li preferiscono ai moderni sassofoni proprio in virtù delle caratteristiche timbriche uniche. Verso la fine degli anni venti entrò sul mercato la Selmer, che ritirò la licenza di Adolphe Sax e portò importanti innovazioni alla meccanica migliorandone la suonabilità. Una delle innovazioni più importanti fu modificare l'allineamento dei fori tra mano sinistra e mano destra, che fino agli anni '40 erano allineati sul fusto, facilitando la tecnica ma peggiorando la proiezione del suono. Altre innovazioni introdotte dalla Selmer furono la chiave del Fa# acuto, la quale aggiunge un semitono in alto all'estensione del sassofono, e la chiave del La grave nel sax baritono. La Selmer migliorò inoltre la meccanica delle chiavi azionate dal mignolo sinistro introducendo un meccanismo a snodo il quale permette l'esecuzione di passaggi tecnici ineseguibili con i sassofoni di vecchia concezione. Tra i vari produttori affermatisi recentemente ricordiamo le giapponesi Yamaha e Yanagisawa, che pur ispirandosi al disegno originale Selmer hanno apportato ulteriori migliorie tecniche. Tra le ditte italiane spiccano: Rampone & Cazzani, Borgani, L.A. Ripamonti e Sequoia, le quali hanno sviluppato negli anni strumenti recuperando brevetti e disegni originali di inizio secolo, lavorando il tutto artigianalmente. Le quattro ditte italiane stanno anche sperimentando nuove leghe (argento massiccio, similoro, alpacca, bronzo, rame) e nuove finiture (placcato oro, argentato, satinato, rodiato) le quali conferiscono una varietà timbrica agli strumenti. Altre ditte a produzione artigianale sono la svizzera Inderbinen, Eppelsheim la quale spicca per alcuni geniali ed innovativi brevetti relativi ai sax estremi (Tubax, Contrabbasso, Soprillo) e la brasiliana J'Elle Stainer specializzata su sassofoni bassi e contrabbassi. Di recente inoltre sono apparsi sul mercato strumenti di fabbricazione asiatica (per lo più Taiwanese e Coreana) come Paul Mauriat, System '54, Grassi (la quale non ha nulla a che vedere con il glorioso produttore italiano), la maggior parte dei quali producono ottime copie di strumenti vintage o moderni a prezzi piuttosto concorrenziali permettendo ai più di avvicinarsi al mondo del sassofono. La produzione "Made in Cina" invece risulta essere ancora su standard qualitativi piuttosto bassi e va a coprire il mercato destinato ai principianti.
StuPanda
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